Non manca mai sulle tavole delle famiglie di San Salvo un grande vassoio con una ricca insalata di pomodori ( pammadòra’nzalàte)). In una gara di mangiatori di pomodori, i Salvanesi taglierebbero per primi il nastro. L’insalata di pomodori è un piatto appagante come nessun altro; contiene una fonte concentrata di sostanze nutritive. Realizzare un’insalata di pomodori non sembri facile. Contrariamente a quanto si possa pensare, l’insalata di pomodori è un’opera d’arte.
Basta un nonnulla per alterarne il sapore. La primavera scorsa, un cercatore di asparagi ha rinvenuto per caso in un cassetto di un vecchio casolare diroccato, un foglio stropicciato e ingiallito, dove era riportata una ricetta in antico dialetto salvanese per un’insalata di pomodori. Ecco il testo per intero ” Fare a pezzetti i pomodori; mettere un po’ di sale e lasciare insaporire per una buona mezz’ora, un ciuffetto di basilico sbriciolato con i polpastrelli, uno spicchio d’aglio tritato con il coltello, un peperone rosso (còrne de cràpe) tagliuzzato, un gambo di prezzemolo (putrisànn) sminuzzato con le mani, un pizzico di origano (pulàije) ed un peperoncino (lazzaràtt); lasciare amalgamare per circa mezz’ora; aggiungere olio in abbondanza e due cucchiai d’acqua”.
Gli anziani che trascorrono le loro giornate ai giardini comunali parlano continuamente di cibo a tavola. Di seguito riportiamo una sintesi di un vivace scambio di battute tra due persone anziane sedute sul bordo del laghetto. “Chi ssì magnate vuije?” (Cosa hai mangiato oggi?); l’altro:”Màime a’ggiustète na vazzè de pammadòra’nzalàte, ci’à tritète cenghe lazzarètt; me so bivìhute na dicène di bicchìjre de vene, pe calmà lu cuciàure, ‘ngè state njìènd da fa (Mia moglie ha preparato una ricca insalata di pomodori; ha messo cinque peperoncini; per alleviare il sapore piccante ho bevuto uno dopo l’altro, una diecina di bicchieri di vino, non sono serviti a nulla”.
Il binomio pane e pomodoro è il simbolo della tradizione contadina. L’insalata di pomodori merita il titolo di regina indiscussa delle tavole.
Michele Molino