Sarà l’avvocatura comunale a valutare eventuali responsabilità ed inadempimenti da parte della società che gestisce Aqualand, il parco acquatico dell’Incoronata – rimasto chiuso a causa dell’emergenza Covid – promuovendo azioni legali finalizzate alla tutela dell’interesse pubblico. La decisione di coinvolgere i legali interni all’ente è stata presa dalla giunta guidata dal sindaco Francesco Menna che ha tradotto in un atto di indirizzo la volontà espressa circa un mese fa dal consiglio comunale.
L’amministrazione ha quindi mantenuto l’impegno preso in aula, dove il 15 luglio scorso è stato approvato, all’unanimità, un ordine del giorno finalizzato a sollecitare il concessionario al rispetto della convenzione, dando mandato agli uffici per verificare il rispetto della stessa e delegando l’avvocatura comunale affinchè valuti tutte le eventuali responsabilità ed inadempimenti della società e azioni legali finalizzate alla tutela dell’interesse pubblico, anche con riferimento al nuovo bando sulla concessione del Parco.
Il consiglio, all’unanimità, ha espresso contrarietà alla vendita del Parco acquatico che dovrà restare patrimonio del comune di Vasto. Il documento bipartisan, che ha incontrato il favore della maggioranza e della opposizione, prevede anche un secondo passaggio in aula entro il 30 settembre per discutere delle decisioni che si assumeranno e degli accertamenti svolti dagli uffici.
Tutti concordano che la mancata riapertura del Parco – che i gestori hanno motivato con la difficoltà di rispettare ben undici protocolli anti Covid – ha avuto ripercussioni sull’economia del territorio e creato danni all’occupazione stagionale (circa 150 posti di lavoro). La società di gestione ha illustrato in una relazione di 75 pagine le ragioni che l’hanno indotta a non riaprire e che sono riconducibili alle misure di contenimento e all’applicazione dei protocolli Covid 19.
La struttura ricreativa è di proprietà del Comune, ma viene gestita da una società che fa capo a due amministratori: l’ingegner Luciano De Nardellis (che è anche responsabile del servizio prevenzione e protezione) e l’imprenditore vastese, Giovanni Petroro.
In particolare, secondo la società di gestione, l’impatto avrebbe comportato la riduzione della capienza con relativo accesso contingentato della clientela, effetti sull’offerta del prodotto e impatto sul comportamento della clientela. E’ stato calcolato che il numero massimo di accessi contingentati giornalieri sarebbe passato dai circa 3.500 delle passate stagioni, a circa 1.800.
Nella relazione – corredata di foto – vengono analizzate anche alcune aree critiche con una serie di problematiche, alcune risolvibili in parte, altre ritenute “tecnicamente e strutturalmente non superabili”.
Anna Bontempo (Il Centro)