Una famiglia di panettieri che da tre generazioni ha il panificio a San Salvo Il panificio “Fabrizio sforna pagnotte da 70 anni. Il capostipite, Amedeo, trasportava merci con il carretto (faciàve lu trainìre).
La rivoluzione industriale lo costrinse a vendere il suo cavallo al migliore offerente e chiudere l’attività. Nel 1950 decise di aprire un panificio nella sua piccola abitazione di via San Giuseppe.
Cominciò a sfornare pane e focacce di eccezionale sapore. La fragranza del pane riempiva le strade di tutto il quartiere. Il locale era sempre pieno di clienti. Ad impastare e infornare gli era di valido aiuto la moglie Ida, lavoratrice dall’ animo gentile.
Ebbero due figli: Tonino e Felice. I due fratelli, appena più grandicelli, non si tirarono mai indietro quando c’era da impegnarsi nella panificazione e vendita del pane. Felice scelse il lavoro autonomo.
Nel 1978, Tonino, dopo la morte del padre, prese le redini del panificio. Pochi anni fa, ha passato il testimone al figlio Amedeo. Il giovane porta avanti la tradizione di famiglia. La lampada del panificio è accesa tutta la notte. Risplende dal 1950.
La matène a le ott
lu puane è già cott.
‘Nghì acque, sale e farène
prepàre certe sfilungène,
che scrocche come nu turròne,
nin ti diche cande è bbone .
Si ci mett la murtatéll
t ‘a rimane a lu cirvuéll,
si ci mett la mendricène
ti fa minè l’acquolène.
E’stupènd ‘nghì lu prusìtt,
pur’ è bbone si le mign’assìtt.
E’ nu pane prelibbate,
è bbone de ‘mmérne e d’estàte.
Michele Molino