Droni in volo su Punta Aderci per quantificare i danni provocati dal violento incendio che domenica scorsa ha divorato la falesia, la vegetazione protetta e una parte dell’ambiente dunale. Saranno le immagini catturate dall’alto ad aiutare i gestori della riserva naturale a valutare le dimensioni della superficie bruciata dal rogo e da lì ripartire per le necessarie azioni di ripristino ambientale.
“Solo grazie ai rilievi del drone saremo in grado di quantificare con esattezza l’entità dei danni”, spiega Alessia Felizzi, referente della Cogecstre, la cooperativa di Penne che ha in gestione l’area protetta, “a occhio e croce l’incendio ha distrutto il 10% della superficie della riserva di Punta Aderci, ma si tratta di una percentuale approssimativa. Aspettiamo l’esito dei rilievi per avere una valutazione esatta”.
Di grande aiuto sarà anche il sopralluogo con la botanica Caterina Artese, autrice del libro “Alberi monumentali d’Abruzzo”, una vera esperta in materia.
“Bisogna capire se le piante infestanti possono avere il sopravvento su quelle autoctone”, spiega Felizzi, “nel rogo è andata persa la parte retrodunale, mentre si sono salvate le fasce primarie della vegetazione pioniera e della duna consolidata”.
Gli alberi di alto fusto presenti nell’area protetta sono andati irrimediabilmente persi nel rogo, ma si calcola che sulla falesia arsa sarà necessario aspettare un anno per tornare ad avere un paesaggio accettabile. E poi ci sono i danni alle strutture.
Nel rogo è andata bruciata la passerella di legno, parte della staccionata della scalinata e dell’area pic nic. Salvi i due box utilizzati come Infopoint. Ma Punta Aderci, che si estende lungo una superficie di 285 ettari (che arrivano a 400 con l’area di protezione esterna) dalla spiaggia di Punta Penna alla foce del fiume Sinello, non è solo ambiente, paesaggio e spiagge incantevoli tanto da guadagnarsi il terzo posto nell’elenco dei lidi più belli d’Italia.
Nella riserva è presente anche un interessante sito archeologico all’interno del quale si ergono i resti della fortezza di Colle Martino rimasta coinvolta nell’incendio. La struttura è stata costruita nel 1.200 con pietre silicee che con il calore si spaccano. Vanno quindi accertati eventuali danni. Ed è quanto si accinge a fare la Soprintendenza che in settimana invierà i propri funzionari per un sopralluogo. La segnalazione è stata fatta da Davide Aquilano, presidente di Italia Nostra del Vastese.
“Nel 2000 e nel 2001 ho diretto le indagini archeologiche sulla fortezza di Punta della Lotta e a Punta Penna”, spiega Aquilano, “le indagini sono state svolte per conto della cattedra di archeologia medioevale dell’Università di Chieti, della quale era allora titolare la compianta professoressa Anna Maria Giuntella. Quasi ogni anno vi svolgo attività didattiche con i miei studenti del liceo scientifico di San Salvo”.
La Riserva naturale di Punta Aderci conserva numerose ed importanti testimonianze archeologiche, che vanno dal neolitico (3000 a.c.) al pieno medioevo, passando attraverso l’Età del Bronzo (1300-800 a.c), l’età italica (V-II secolo a.C.) e romana.
Attorno al 1230 la piana di Punta Penna venne scelta da Federico II per fondarvi la città di Pennaluce. Per garantire la sicurezza dell’antico insediamento vennero costruite due fortezze funzionali, tra cui quella di Colle Martino interessata dall’incendio.
Anna Bontempo (Il Centro)