“Migliaia di gambe e occhiali di corsa sulle scale, 8 e 20 prima campana”… Rivedere dopo mesi i miei alunni è stata un’inevitabile medaleine proustiana e ho rivissuto, d’un soffio, tutto il mio peregrinare di alunno e docente da oltre cinquant’anni. Il primo giorno post covid, un vero e proprio day after della scuola, è il momento della rinascita, della ripartenza, del ritorno alla sperata normalità.
Confesso: mai ho desiderato così tanto tornare a scornarmi affettuosamente con colleghi e alunni, e davvero avrei voluto abbracciarli tutti e stringerli a me con forza. Ma questo non è ancora possibile.
C’erano proprio tutti, i miei ragazzi di quinta A Cat, stamattina, seduti a distanza di sicurezza e almeno ho potuto rivedere i loro visi, ammirare barbe e baffi inediti per i maschi e nuovi tagli e più o meno probabili nuances per le chiome femminili. Sono cresciuti tanto, in questi terribili mesi, non solo fisicamente: sembrano già maturi, quasi adulti, temprati da questa incredibile esperienza che ha intimamente segnato anche tutti noi.
Abbiamo riso, abbiamo scherzato, abbiamo fatto lezione, sforzandoci di guardare al futuro con ottimismo e speranza, per tornare a coltivare sogni e aspirazioni tipici degli studenti. Anche la ricreazione è qualcosa di inedito: su le mascherine, giù per le scale della “nostra” uscita di sicurezza “arancione”, eccoci nello spazio all’aperto riservatoci. Almeno da qui vediamo uno spicchio della Majella e una fetta di mare turchese, un po’ come nel verso di Leopardi, “e quinci il mar da lungi, e quindi il monte”.
Tutti abbiamo sorriso, felici nel sole e di esserci ritrovati dopo lo scampato, per ora, pericolo. E finalmente è chiaro anche il senso profondo del titolo del capolavoro di Ungaretti, “Allegria di naufragi”: e, come tanti sopravvissuti a un conflitto mondiale, siamo tornati in aula con desiderio ritrovato e tanta speranza nel domani. Buon anno scolastico, ragazzi, è ora di tornare a sognare.
Fabrizio Scampoli