Verrà deciso in questi giorni dal sostituto procuratore della Repubblica di Vasto, Michele Pecoraro se la tac virtuale eseguita ai polmoni del camionista ucraino annegato a San Salvo il 29 settembre e risultato positivo al Covid-19 ha fornito risposte sufficienti a chiudere le indagini o se invece sarà necessario il trasferimento della salma allo Spallanzani di Roma per procedere ad un esame autoptico più approfondito.
Il corpo dell’uomo è ancora in una cella frigorifera dell’obitorio del Santissima Annunziata di Chieti in attesa del riconoscimento da parte di un congiunto, ma nessun familiare finora ha raggiunto Chieti.
Oltre a problemi di natura economica , c’è anche la questione covid che rende estremamente difficoltoso raggiungere l’Abruzzo dall’Ucraina.
Il ritrovamento di un secondo documento dopo quello trovato nel tir guidato dal camionista potrebbe risolvere la questione del riconoscimento della salma. Subito dopo bisognerà decidere dove tumulare l’uomo.
La speranza ora è che almeno un familiare, magari trasportato da un collega della vittima, riesca a venire in Abruzzo. Ma se nessuno dovesse reclamare il corpo del 41enne potrebbe essere il Comune di San Salvo (il comune in cui l’ucraino è deceduto) a doversi far carico della tumulazione.
Paola Calvano