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Cgil, Cisl, Uil: “Scuole e università in Abruzzo, misura inutile se la Regione non cambia il passo”

“Bocciatura totale della Giunta regionale per l’ordinanza del presidente Marco Marsilio che dispone la sospensione delle attività scolastiche secondarie di secondo grado in presenza e delle attività di formazione delle università. Auspichiamo che si possano riprendere al più presto, almeno in parte, le attività in presenza, anche perché il sacrificio attuale può rivelarsi poco utile se il Governo regionale non cambia passo nella gestione delle misure per il contenimento dell’emergenza da Covid-19”. Lo affermano, nel giorno in cui la didattica a distanza diventa obbligatoria in scuole e università abruzzesi, la Cgil Abruzzo Molise, la Cisl Abruzzo Molise e la Uil Abruzzo, che parlano di “errori nella gestione dell’emergenza, ormai fuori controllo”, soffermandosi in particolare sul sistema sanitario e sulla gestione dei trasporti.

I sindacati affermano che “si tratta di un provvedimento sbagliato nel metodo e nel merito. Sul piano del metodo – dicono – non c’è stato il minimo coinvolgimento delle parti sociali, né una valutazione del tavolo tecnico regionale. Sul piano del merito, è una misura grave, che significa considerare l’istruzione e la formazione non essenziali per il Paese, con il rischio di accentuare le diseguaglianze sociali. Le Istituzioni scolastiche e le università in questi mesi avevano lavorato alacremente per organizzare un ritorno delle lezioni in presenza. Ora tali sforzi rischiano di essere vanificati per responsabilità esterne, dovute alla leggerezza con la quale sono state compiute alcune scelte e agli errori nella gestione dell’emergenza. Abbiamo più volte sollecitato unitariamente interventi su sicurezza, edilizia scolastica e organici, anche con uno sciopero dei sindacati di categoria, ma troppo poco è stato fatto su tali fronti”.

“La nostra denuncia – sottolineano i sindacati – non vuole essere una sterile polemica. E’ necessario cambiare marcia, servono subito fatti concreti: nuove assunzioni, stabilizzazione del personale precario, internalizzazione dei servizi, estensione della premialità Covid e dotazione di sistemi di protezione individuale anche per i lavoratori in appalto presso le Asl, controlli nelle residenze per anziani, capacità del sistema dei trasporti di assorbire la riapertura delle scuole e delle università, che dovrà avvenire il più presto possibile, potenziamento delle Usca, della prevenzione e della medicina territoriale. Vogliamo impegni precisi e misurabili, abbiamo già perso tempo prezioso, ci sia dia da fare, si convochino le parti sociali, si cambi passo. In caso contrario il sindacato è pronto alla mobilitazione”.

“Sono tante le cose che non hanno funzionato e che ancora oggi si rivelano inadeguate – affermano Cgil, Cisl e Uil – Troppo poco è stato fatto sul sistema dei trasporti regionali che avrebbe dovuto garantire la possibilità di distanziamento degli alunni e di tutti i viaggiatori. Abbiamo invece assistito ad autobus stracolmi e corse mancate, con una organizzazione a dir poco inadeguata del servizio. Da questo punto di vista sembra assurdo oggi dover chiudere le scuole, tra l’altro perché ciò garantirebbe condizioni ‘di vantaggio’ sul sistema dei trasporti. E anziché garantire mezzi pubblici meno affollati, subito la società pubblica dei trasporti Tua si è affrettata a dichiarare che sopprimerà le corse bis effettuate direttamente e tutte quelle sub-concesse ad altri vettori”.

“Abbiamo denunciato i ritardi e le inefficienze della sanità regionale nella manifestazione dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil del 23 luglio scorso, dinanzi all’assessorato alla Sanità – ricordano le tre sigle – ma da allora poco o nulla è cambiato”.

“Oramai – dicono ancora i sindacati – la gestione dell’emergenza da parte della Regione Abruzzo è totalmente fuori controllo anche sotto altri punti di vista, forse, in una macabra classifica, ancora più gravi. Innanzitutto da un punto di vista sanitario. C’è una totale disorganizzazione delle Asl e della Regione nella gestione dell’emergenza in atto. Spiace verificare che sono proprio gli enti chiamati a vigilare sul rispetto delle norme sanitarie anticovid a mostrare l’incapacità di gestire la diagnostica preventiva. Masse di cittadini in fila senza nessuna indicazione delle misure da adottare, né dispenser di gel igienizzanti, né distanziometri, né coperture che riparino dalle intemperie. Da luoghi di prevenzione, a luoghi di assembramento e di possibile contagio”.

Viene spontaneo chiedersi: ma cosa avete fatto fino ad ora? – affermano Cgil, Cisl e Uil – Eppure le dichiarazioni dell’assessore Verì erano state più che rassicuranti: nuove assunzioni di personale sanitario, stabilizzazione del personale precario, potenziamento della medicina territoriale e delle Usca. Se ciò fosse realmente accaduto oggi non saremmo in questa situazione critica e spesso fuori controllo. Basta con le parole, è ora di cominciare con i fatti concreti. In tutto questo caos organizzativo, i cittadini ed i portatori di interesse sono lasciati allo sbando, senza che siano fornite quelle informazioni che essi hanno il diritto di conoscere, come ad esempio quali sono i tempi per di esecuzione e di processamento dei tamponi ed in quali tempi le informazioni arrivano all’utente finale. Tutto ciò crea enormi disagi alle persone che il più delle volte si rivolgono al privato, a loro spese, pur di non incappare nella ‘macchina della burocrazia’.

“E’ saltato anche il sistema del tracciamento – aggiungono – indispensabile per contrastare la circolazione del virus e l’insorgere di focolai: la carenza di personale impedisce di occuparsene e il risultato è che i contatti di persone positive non vengono raggiunti dalle Asl. In questo modo la situazione sfugge. Nel caos che regna sovrano la Regione si trova in forte ritardo anche sul fronte delle vaccinazioni antinfluenzali, le gare sono partite in ritardo ed ora si aspetta un aiuto dalle altre regioni che prima di noi si sono adoperate”.

“Mentre tutta l’attenzione è rivolta alla lotta contro il Covid-19 – proseguono i tre sindacati – si rischia di non riuscire a curare adeguatamente le nuove patologie, aumentano le liste di attesa, si rischia di non poter più garantire l’assistenza e la cura per malattie diverse. La mancanza di programmazione della Regione fa si che regni il caos nei rapporti tra l’ente pubblico e le strutture private mentre in questa fase difficile sarebbe più che opportuno avere contratti chiari e definiti che consentano ai privati di essere complementari al pubblico sul quale, a sua volta – concludono Cgil, Cisl e Uil – si deve investire di più e più velocemente”.

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