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Febbo replica a Pd e M5S: “L’ufficio stampa della Giunta regionale ha operato legittimamente ed in completa autonomia”

“La classica tempesta in un bicchier d’acqua. In questo campo, quelli di Pd e Cinque Stelle restano campioni indiscussi. Altrimenti, non si spiegherebbe la gran cagnara, montata ad arte, per attaccare gratuitamente il Presidente Marsilio solo per il fatto che l’ufficio stampa della Giunta regionale, che gestisce la pagina Facebook dell’Esecutivo (una pagina social, non certo una testata giornalistica), abbia postato un servizio giornalistico sul Covid-19 che la trasmissione televisiva “Quarta Repubblica”, andata in onda su Rete4, ha dedicato alla situazione in Abruzzo”. E’ la secca replica del capogruppo di FI in Consiglio regionale, Mauro Febbo.

“Non capisco dove sia la scandalo – si chiede Febbo – visto che, nel servizio realizzato dalla troupe del programma di Porro, vengono intervistati il Presidente Marsilio nella sua veste istituzionale, il dottor Parruti, dirigente dell’Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive del Santo Spirito di Pescara e membro della task-force regionale per l’emergenza da Covid-19 e il dirigente della Asl dell’Aquila, Mauro Tursini. Quale sarebbe la propaganda politica? Semmai, il giornalista di Quarta Repubblica, con il suo reportage, ha portato alla luce, senza fare sconti, due distinte realtà del territorio abruzzese dove vengono evidenziate delle criticità, almeno in una delle due situazioni. L’ufficio stampa della Giunta regionale, come avviene da anni, oltre ai propri contenuti audio-video, – ricorda Febbo – attraverso la condivisione di articoli e servizi video che testate nazionali ed internazionali dedicano periodicamente all’Abruzzo, mette a disposizione dell’utenza contenuti utili per farsi un’opinione su argomenti di interesse collettivo che, a quanto pare, riscuotono anche successo”.

“Inoltre, – prosegue il capogruppo di FI in Consiglio regionale – D’Alfonso e company dovrebbero sapere che la semplice condivisione di un video o di un articolo, non significa affatto sposare una tesi o fare da cassa di risonanza ad una ipotetica propaganda politica. Infatti, cosa ben diversa sarebbe stata se il post fosse stato accompagnato da valutazioni o commenti dei gestori della pagina. Ritengo, invece, che i giornalisti dell’Ufficio stampa della Giunta abbiano voluto, legittimamente e autonomamente, far conoscere un punto di vista, una tematica scottante da una certa angolazione e, come sempre, sono stati equilibrati, visto che, nella stessa giornata, hanno pubblicato sulla pagina social anche i servizi che i tg della Rai hanno dedicato al primo giorno di zona rossa in Abruzzo.

Ho letto di possibili ricorsi all’Autorità Garante per le Comunicazioni. Forse qualcuno, soprattutto in casa PD, ha la memoria corta. Infatti, – sottolinea Febbo – proprio l’Autorità Garante delle Comunicazioni, in occasione del referendum abrogativo del 2016, aveva censurato pesantemente l’allora presidente D’Alfonso e la stessa Regione per una lettera inviata a tutti gli abruzzesi in cui Dalfy invitava a votare sì al referendum. Solo che nelle lettere inviate alle famiglie abruzzesi, faceva bella mostra di sé il logo “La Regione dice, al Regione fa”, adottato ufficialmente dall’Ente durante il mandato dalfonsiano. Adesso i Piddini si ergono a difensori della natura istituzionale della pagina Facebook, che, comunque, non è stata affatto intaccata. Invece, in quell’occasione- conclude Febbo – l’Autorità aveva chiarito che Presidenti e Consiglieri regionali non possono utilizzare in alcun modo i canali istituzionali della Regione né il logo dell’Ente per una campagna legata al Referendum. Allora, prima di sprecare tempo prezioso per una polemica, questa sì, basata sul nulla, consiglierei a Pd e Cinque Stelle di evitare strumentalizzazioni”.     

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