In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che si celebra il 25 novembre, abbiamo chiesto al professor Guido Brunetti, che si è più volte occupato della materia, una sua valutazione.
Intanto, la violenza, Che cosa è?
“Affrontare questo tema- risponde Brunetti- vuol dire entrare nel mondo ancora oscuro, irrazionale ed inconscio del cervello e della mente. Nella sua evoluzione di milioni di anni, il cervello si viene costituendo attraverso una prima struttura caratterizzata da una pulsione aggressiva, violenta, distruttiva. La violenza nasce da meccanismi cerebrali e da sistemi neurali ed è in costante interazione con fattori socio-culturali e con l’ambiente in cui l’individuo vive e compie le sue esperienze”.
E la violenza sulle donne?
“E’ un fenomeno delicato e complesso che esprime un forte allarme sociale ed è connotato da molteplici risvolti plurieziologici. E’ una emergenza di vaste dimensioni e in preoccupante aumento.
Nella lotta alla violenza sulle donne, l’Italia ha realizzato parecchie iniziative, ma allo stato manca una visione globale, una vasta strategia della questione. Che richiede una vera ‘rivoluzione culturale’, una sicura presa di coscienza, come avviene, ad esempio, negli Stati Uniti”.
Al centro del problema c’è la donna.
“In realtà- spiega Brunetti- si parla poco e si conosce poco o nulla della donna, delle capacità del suo cervello e della sua evoluzione. Finora, soltanto le neuroscienze, dopo gli studi di Freud e della psicoanalisi, stanno cercando di fare luce sul pianeta ancora ignoto ed enigmatico della donna. Le nuove conoscenze riguardano la struttura e il funzionamento del suo cervello e le capacità intellettive, morali e sociali, eliminando vecchie teorie prive di validità scientifica, pregiudizi e stereotipi, di cui la donna è stata vittima indifesa nel corso dei secoli.
Nel corso della storia, la donna è stata considerata sul piano metafisico, mentale e sociale ‘inferiore’ all’uomo, a partire dalla cultura greca con Platone e Aristotele, proseguire con quella romana e medioevale e giungere sino ai nostri giorni. Molti studiosi hanno addirittura messo in dubbio l’esistenza nella donna di un’anima”.
Che cosa emerge?
“Da un’analisi approfondita, affiora- precisa il nostro autore- una umanità sempre meno umana, attraversata da pulsioni negative e forti mutamenti socio-culturali, che conducono la donna a perdere le sue innate, splendide qualità femminili. Avviando quel processo che è stato definito di ‘mascolinizzazione’ della donna e di ‘femminilizzazione’ del maschio. La sua dimensione sacrale, simbolica e metafisica viene ridotta a utero, corpo, materia, oggetto di piacere. A ciò hanno contribuito, d’accordo con autorevoli studiose, lo stesso femminismo e la rivoluzione sessuale. Che si sono rivelati un ‘fallimento’ed hanno condotto la donna ad essere ‘soltanto un oggetto in modo diverso’.
Il sesso come protagonista.
La rivoluzione sessuale non ha ‘liberato’ la donna, la quale è diventata ‘merce di scambio e una cavia’ e che ha prodotto, tra l’altro, malattie trasmissibili sessualmente.
Il sesso postmoderno si traduce in nevrosi psichica, generando, ansia, angoscia e depressione. E’ una condizione che mostra una ipersessualizzazione delle ragazze. E la cosiddetta libertà della donna è una pseudo libertà che causa una situazione tragica ed alienante.
Oggi, la donna è ‘sola’. Un modo di essere- conclude il professor Brunetti- che richiede attenzione, sensibilità e interventi di ampio respiro. Una visione alta che rechi in sé la forza di un divenire dalle molteplici, benefiche prospettive per la donna e la civiltà”.
Monica Serafini