Prosegue questo fantastico percorso attraverso l’affascinantissima arte del doppiaggio, alla scoperta dei suoi protagonisti. In questo ottavo appuntamento verrà raccontata parte della carriera di Serena Clerici (Busto Arstizio, 27 dicembre 1971), attrice e doppiatrice, nonché voce italiana di Kitty da “Hello Kitty – Alla ricerca delle mele magiche” e “Hello Kitty – Il bosco dei misteri”, Sinphony da “Magica Doremi” e di Vera da “Pokémon”. Qui di seguito l’intervista che gentilmente Serena ha voluto rilasciare al nostro giornale.
Salve Serena, per prima cosa vorrebbe parlare dei suoi inizi?
Mi sono iscritta al liceo artistico. Dopo il diploma, ho frequentato l’Accademia delle Belle Arti, dove mi sono laureata in scenografia. Nel 1992 purtroppo mio padre se ne andò; quindi per superare questo brutto periodo della mia vita, e per vincere la timidezza che mi accompagnava da sempre, decisi di iscrivermi ad una scuola di teatro della mia città, Busto Arstizio (VA). Dopo cinque anni di studio, il mio insegnante di dizione, Claudio Moneta, mi spronò a fare un provino per venir ammessa ad un corso di doppiaggio. Accettai e riuscii a superare la durissima selezione, passando assieme ad altri quattro su una trentina di candidati. Dopo il corso, cominciai a lavorare alla “Merak Film” ed iniziai ufficialmente la mia carriera da doppiatrice.
Scusi ma non posso fare a meno di notare che la sua voce è identica a quella dei personaggi che ha interpretato. Quindi la modifica pochissimo quando doppia?
Infatti! Devo dire che ho sempre avuto una voce molto “da cartone”, di cui, ad essere sincera, da ragazza mi vergognavo molto, ma che in realtà in questo mestiere mi è davvero utilissima. Difatti mi consente di interpretare i ruoli che mi assegnano, soprattutto quelli che esigono una caratterizzazione particolare, senza nessun tipo di sforzo. Questo perché non la devo modificare quasi per nulla e ciò mi permette di esplorare al meglio le emozioni, espresse dai personaggi che doppio.
Fra i numerosissimi ruoli, sia animati che “live action”, che ha interpretato ce n’è qualcuno a cui è particolarmente legata?
Ce ne sono davvero molti! Dei personaggi in carne ossa mi è piaciuta tantissimo la piccola J. J Wight dalla sitcom originale Netflix “Lo show di Big Show”. Questa parte è stata bellissima, perché mi ha ricordato me stessa quando ero una bambina di sette anni. Per quanto riguarda invece i ruoli animati, sicuramente Sinphony dall’anime “Magica Doremi” è stata davvero importante per me. Infatti questa serie è stata una sorta di palestra, che mi ha permesso di sfruttare al meglio la mia voce e di calarmi perfettamente nei panni del personaggio che interpretavo. Grazie a Sinphony, poi, ho anche vinto il premio “Voce rivelazione dell’anno”. Insomma è stata un’esperienza straordinaria! Pensate, inoltre, che ero talmente entrata in sintonia con lei che concludevo sempre gli sms firmandomi con il suo nome. Questo perché quando doppio un personaggio, lo “porto” sempre con me, anche a casa; ciò mi aiuta a sentirmi un tutt’uno con esso. Un’altra parte memorabile e divertentissima è stata senza dubbio Vera da “Pokémon”. Molto bello, poi, è il personaggio di Dorami, sorellina di Doraemon dall’omonimo anime. Invece uno davvero esilarante, anche se molto complicato da interpretare, è stato “Reborn” dell’anime “Tutor Hitman Reborn”. Questi era un bimbo mafioso di un anno: mi sono divertita da morire nel dargli la voce. Anche se riuscivo a doppiarlo solamente se indossavo il suo cappello, regalatomi da Aldo Stella, direttore del doppiaggio di quella serie. Infine potrei citarvi il ruolo di Meiko Honma “Menma” di “Ano hana”, che mi ha particolarmente commosso, anche perché l’anime stesso è molto toccante e ha fatto piangere tutti in sala doppiaggio.
Lei ha dato la voce anche a Kitty dall’anime “Hello Kitty”. Cosa può raccontare di questa esperienza?
Mi è piaciuto tantissimo doppiare questo personaggio, anche perché si può dire che è una vera icona. A tal proposito vorrei raccontarvi un piccolo aneddoto su questo mio lavoro. Dovete sapere che inizialmente la voce di Kitty era Emanuela Pacotto, che doppiava il personaggio da ben prima che io iniziassi la mia carriera. Successivamente mi assegnarono la parte di Mimmy, sorellina della protagonista. Il caso volle che anni dopo, a causa di un recasting della serie dovuto al cambiamento del cliente, io ottenni il ruolo di Kitty, mentre Emanuela quello di Mimmy. Insomma ci invertimmo i ruoli: ripensarci mi fa sempre sorridere.
Ha doppiato molti personaggi anche nel mondo videoludico, fra questi spicca Amy Rose dalla saga di “Sonic the Hedgehog”.
Sì è vero! Impersonare Amy è stato bello, infatti è un personaggio molto celebre ed amato. Però devo dire che per me i videogiochi sono un tantino più “freddi” dei cartoni, perché non si doppia sulle immagini ma solo sulle onde sonore. In ogni caso mi sono divertita.
Lei è anche direttrice del doppiaggio. Cosa può dirci a proposito di questo altro aspetto della sua carriera?
Adoro fare la direttrice, anche se devo ammettere che preferisco doppiare. Il direttore del doppiaggio è un incarico che richiede molta responsabilità, ma allo stesso tempo dà anche molte soddisfazioni. Fra i vari prodotti che ho diretto ricordo ben volentieri la serie animata “Kaeloo”. Questo cartone francese è bellissimo. Esso non nasce come un prodotto per bambini, ma da noi è stato trasmesso sul canale “DeaKids” e di conseguenza indirizzato ad un pubblico prescolare. Quindi abbiamo dovuto fare un lavoro enorme, che devo dire è riuscito magistralmente, per riadattarlo completamente per i più piccoli. Recentemente ho diretto il doppiaggio anche di “Butterbean’s Café”, un altro cartone per bambini davvero molto tenero e divertente. Infine l’ultimo lavoro di questo tipo che ho svolto riguarda il telefilm giapponese, originale Netflix, “Alice in Borderland”. A questo proposito mi permetto di aggiungere che questa serie è molto bella e particolare, quindi ve la consiglio caldamente!
Inoltre è dialoghista. Può dirci quali sono i criteri di un adattatore?
Sicuramente l’obiettivo principale di chi realizza un adattamento dei dialoghi è quello di cercare di essere il più fedele possibile all’originale, così da non travisare le intenzioni degli autori. Allo stesso tempo però bisogna cercare di rendere le battute in italiano corrente, in modo che siano comprensibili per tutti. Ho passato notti intere a lavorare sulle traduzioni letterarie dei dialoghi, cercando di trovare il giusto equilibrio fra il rimanere fedele all’originale ed il rendere credibile l’adattamento nella nostra lingua. È una procedura davvero complessa! Il segreto di un buon doppiaggio risiede anche in un buon adattamento. Infatti se quest’ultimo lascia a desiderare, influenzerà negativamente anche il resto del lavoro, anche se si hanno a disposizione ottimi doppiatori.
Per concludere, può dirci a cosa si sta dedicando ultimamente?
Oltre al doppiaggio mi dedico molto all’insegnamento della recitazione. Infatti insegno al Teatro Litta di Milano, dove tengo lezioni per i bambini ed i preadolescenti. Un lavoro che adoro perché riesce sempre a darmi emozioni nuove e a farmi imparare molto. Mi piacerebbe insegnare anche doppiaggio. Però, qualora un giorno inizierò a tenere un corso su questa materia, ciò che richiederei agli aspiranti allievi è una formazione teatrale. Difatti moltissimi ragazzi che vorrebbero fare questo lavoro mi scrivono, sapendo che sono anche direttrice del doppiaggio, e mi chiedono se posso sentirli. Ma quando domando che tipo di formazione hanno, tanti di loro mi rispondono che sono appena usciti dal liceo e vorrebbero iniziare subito a doppiare. Questo naturalmente non va bene, perché prima di poter essere un doppiatore bisogna imparare a recitare, anche perché se non si ha una bona padronanza delle emozioni non si riuscirà mai a prestare la voce ad un personaggio, animato o in carne e ossa che sia. Sto collaborando, poi, con l’associazione di volontariato “In cammino” ONLUS di Pogliano Milanese, dove mi reco ogni sabato pomeriggio per insegnare recitazione ad adulti diversamente abili. Con loro, prima della pandemia, ho realizzato moltissimi spettacoli e tanti cortometraggi; adesso, purtroppo, tutto questo non si può fare per via del distanziamento, perciò utilizziamo la musica ed il disegno per farli concentrare sulle loro emozioni. Inoltre insegnare a loro è meraviglioso, riesce sempre a ricaricarmi dallo stress e dalla fatica della settimana.
Cesare Vicoli