“La caccia si è già dimostrata assolutamente inadeguata come sistema di controllo dei cinghiali e molte sono le ricerche che lo dimostrano, se i fatti non fossero sufficienti”. Anna Rita Carugno, candidata sindaco del Movimento “Ora, rispetto per tutti gli animali”, dà voce ad alcune riflessioni che hanno monopolizzato la discussione con i cittadini durante la raccolta di firme sul referendum sulla caccia. Le attiviste sono state costrette a difendersi da una valanga di accuse.
“Abolire la caccia non significa impedire il controllo di animali endemici come i cinghiali, che in Italia erano estinti e sono stati reintrodotti proprio dalle associazioni venatorie, con modalità errate e superficiali”, commenta Carugno, “la caccia si è già dimostrata inadeguata come sistema di controllo dei cinghiali e molte sono le ricerche che lo dimostrano, se i fatti non fossero sufficienti. Se i cacciatori non uccidessero volutamente “la matriarca” (cioè la femmina produttiva che dà alla vita i cuccioli, tenendo a bada l’estro delle altre femmine giovani del suo clan), questi animali sarebbero probabilmente decimati nel giro di un anno. Ma è evidente che una soluzione vada assolutamente trovata, e nel frattempo le istituzioni regionali devono farsi carico dei danni provocati dagli animali selvatici che per legge sono di loro pertinenza e responsabilità”.
Le proposte: class actions per il risarcimento dei danni causati ai contadini, e ai cittadini, sterilizzazione e creazione di riserve dove trasferire i cinghiali prelevati dal territorio.
“Il problema non siamo noi animalisti”, conclude Carugno.
Anna Bontempo (Il Centro)