Sono oltre 10.000 le firme raccolte presso i tavolini tenuti in ogni parte d’Abruzzo da luglio fino a oggi. Oltre 300 volontari tra autenticatori, volontari e organizzatori. Un tema che ha mosso tutte le coscienze, dai più giovani, spesso trattati come “gioventù bruciata”, ai più anziani.
“Il bello di questa campagna” afferma Riccardo Varveri, coordinatore regionale per la raccolta firme “è respirare politica quotidiana, civica e cittadina, quella fatta di persone, di sorrisi, di sguardi e di storie”. Un Abruzzo che ha risposto presente sul tema dei diritti civili, sulla libertà individuale “nonostante molte resistenze vi siano ancora. Dico sempre, non può esistere una posizione contro: si può essere contro per se stessi, non si può essere contro le scelte che altri individui fanno sul proprio corpo. Sembrerà controintuitivo, ma la battaglia per l’eutanasia legale è una battaglia per la vita: dignitosa, fino alla fine”.
In Italia il traguardo delle 500.000 firme a metà agosto era già stato raggiunto, importante è stata anche la spinta della firma digitale. Dal
1984, quando fu proposta per la prima volta in parlamento una legge per regolamentare l’eutanasia, sono trascorsi 37 anni. L’immobilismo
parlamentare ha spinto l’Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, Mina Welby, Filomena Gallo, dopo anni di disobbedienza civile e
sensibilizzazione sul tema, a proporre un quesito referendario abrogativo.
“L’eutanasia è un diritto civile. Il risultato è incredibile: 500.000 firme in un mese e mezzo. La volontà popolare è chiara: il parlamento non osteggi questa battaglia di civiltà”.