Strade senza manutenzione, discariche abusive a cielo aperto, camper e roulotte parcheggiate lungo i vialoni, costone est che continua a franare creando pericolose voragini, mancanza di controlli sulla qualità dell’aria. E’ lungo l’elenco delle cose che non vanno nella zona industriale di Punta Penna, sulla cui sorte e sull’annosa promiscuità con l’adiacente riserva di Punta Aderci, molti continuano ad interrogarsi.
“E’ sotto gli occhi di tutti lo stato di totale abbandono in cui versa l’area industriale di Punta Penna che, tra l’altro, non ha ancora visto adeguare il proprio strumento urbanistico in barba alle disposizioni regionali”, sostiene l’imprenditore Roccarlo Iacovitti, “il disinteresse amministrativo sull’agglomerato è oggi rappresentato da alcune criticità come ad esempio la viabilità completamente chiusa ed abbandonata, le discariche abusive che si sono create laddove l’Arap si è limitata a transennare la strada, il costone est che lentamente continua a franare portandosi, sulla spiaggia della riserva, gran parte del terreno e lasciando pericolose voragini sulla strada. L’illuminazione pubblica non è mai realizzata, il rifacimento del manto di asfalto risale ad oltre venti anni fa e si registrano assurde e pericolose promiscuità in tema di circolazione, con la commistione tra i mezzi pesanti, motocicli e biciclette. L’elenco potrebbe essere ancora lungo”, chiosa Iacovitti, “ ma ciò che preme sottolineare, nell’immobilismo dell’Arap su tali tematiche, è la capacità burocratico-amministrativa dello stesso ente di frapporre innumerevoli ostacoli a chi, di contro, non solo tiene a quell’area ma addirittura ha investito, ed investe ancora, soldi e tempo per cercare di promuovere uno sviluppo turistico ricettivo davvero “eco sostenibile”. L’Arap, sino ad ora, ha penalizzato tali iniziative continuando a favorire verso la costa lo sviluppo industriale fatto da lavorazioni di materie e da aziende che seppur nella loro legittimità non sono certamente conciliabili con la vicina riserva regionale di Punta Aderci”.
Per Iacovitti “occorre uscire dall’equivoco. Le realtà storiche di quell’area sono rimaste davvero pochissime”, sottolinea l’imprenditore, “ e altre aziende tentano di insediarsi per produrre materie prime o derivati che davvero cozzano con la necessità di garantire qualità dell’aria e dei luoghi in termini di sostenibilità ambientale. Di contro c’è un tentativo di imprenditoria che già negli anni scorsi ha creduto (e crede ancora) in uno sviluppo turistico ricettivo che vada nella direzione della qualità dei servizi offerti e della conciliabilità con l’aspetto naturalistico”.
Anna Bontempo (Il Centro)