Un pensiero per Luciano Lapenna di Luigi Murolo

La differenza ideologico-politica era incolmabile. Lui interno alla storia del Pci, io in quella di Lotta Continua. Ma ciò non impediva che, nelle interminabili discussioni sui massimi sistemi, ci mancassimo di rispetto.

Anzi, proprio nel momento del passaggio tra le segreterie DS di D’Alema e Veltroni, gli ho tributato un enorme ringraziamento. Per che cosa? Molto semplice. Per la volontà politica di istituire quell’Area di Riserva di Punta Aderci che gli ambientalisti di Vasto ne avevano sostenuto la necessità fin dal 1981. Principale ostacolo alla sua realizzazione era, fino a quel momento, la linea industrialista dei PC-DS. Ed è bende dirlo: solo la tua intuizione politica, caro Luciano, ha consentito di spezzare quel quadro di riferimento politico e aprire alla realtà oggi sotto gli occhi di tutti.

Da questo punto di vista, passa in secondo piano la piccola discussione che ho avuto con te sulla denominazione dell’area: Erce e non Aderci. Ciò che contava in quegli anni era l’istituzione dell’area (era ancora troppo vivo il ricordo della minacciata localizzazione della mortale megacentrale termoelettrica a carbone con quattro unità da 640 Mw ciascuna). E su questo non vi sono dubbi: hai mantenuto la barra a dritta favorendo la promulgazione, della Legge Regionale n.9/20 febbraio 1998.
Onore, dunque, all’uomo politico – ancor più che all’amico – per la scelta ambientalista compiuta.

Poco o nulla ho condiviso delle tue scelte da Sindaco. Pensavo che con te, la Sinistra – per la prima volta giunta al governo della Città – potesse dare la stessa sterzata ambientalista manifestata alla Regione. Ma non è stato così. Malgrado tutto, a te va riconosciuto un grande merito: l’assunzione di tutte le responsabilità, non nascondendoti mai dietro un dito. Una merce al giorno d’oggi molto rara.

Del resto, l’ultima volta che ti ho incontrato mi hai detto che avresti voluto discutere con me su di un articolo che avevo scritto sul Premio Vasto e che condividevi. Ti ho detto: «ma che, stai scherzando? Vuoi fare finire il mondo? Ma se è così, ben venga la fine del mondo».

Purtroppo, non ho mai ricevuto quella telefonata. Forse il male che ti ha colpito aveva già iniziato a svolgere il suo infame lavoro demolitorio.

Che devo dire! Questo miserabile 2021 mi ha portato via affetti profondi, amicizie d’infanzia, amicizie di gioventù e anche più recenti. La stessa cara Mimma Perrotti su cui non trovato la forza di scrivere nemmeno un modesto ricordo. Un annus horribilis, insomma che ha solo provocato un deserto nell’anima.
Caro Luciano, Nietzsche aveva scritto «il deserto cresce. Guai a chi semina deserti». Ma non siamo noi a averli seminati. Li abbiamo subiti. E non possiamo farci niente.

Sai. Mi è tornato in mente di scorrere le poesie di Eliot e ne ho trovato una che alla XIV stanza recita testualmente:

E così siamo al termine; non indugiamo più;
Come alla fine di ogni racconto diciamo “Addio”,
Una parola che echeggia come campana funebre
E che diciamo con tristezza.
Ma è un richiamo cui non possiamo disobbedire,
Exeunt omnes, con un un ultimo “addio”.

Exeunt omnes, dunque, caro Luciano. “Tutti se ne vanno”. Per la qual cosa tutto torna in ordine. Con un’unica certezza: che anche noi che ti salutiamo ce ne andremo.

Luigi Murolo

 

Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli

Related posts

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.