La ripresa produttiva all’uscita dalla pandemia CoVid-19 continua a riservare brutte sorprese. Causa penuria di materie prime e di componentistica industriale, vedremo nei prossimi giorni aumenti in bolletta di luce e gas fino al 40%, aumenti alle pompe di benzina (già da inizio anno sono stati dell’ordine del 15%) e licenziamenti in massa di lavoratori non più utili alle ridotte necessità produttive delle imprese, spesso lasciati a casa con comunicazioni inviate tramite social-media (es. i casi Logista e GKN). La macelleria sociale è in atto come avevamo drammaticamente previsto.
In Abruzzo giorni fa la Riello-Carrier ha deciso di chiudere lo stabilimento di Cepagatti (PE) lasciando a casa più di 70 lavoratori e delocalizzare in Polonia, così potrà risparmiare il 20% sul costo del lavoro; la Sevel decide di dare seguito alle voci ormai circolanti da mesi e licenzia altri 300 lavoratori in somministrazione (che vanno a sommarsi ai licenziati degli scorsi mesi), rispedisce a casa i trasfertisti e riduce i turni di lavoro dai 18 attuali a 15 settimanali con pesanti ripercussioni anche sull’indotto; la Sanmarco, in Val di Sangro, dopo aver annunciato licenziamenti,ha avviato la procedura di mobilità per 50 dipendenti; infine ricordiamo l’esempio forse più paradigmatico della crisi industriale che stiamo vivendo, cioè la Betafence di Tortoreto, un’azienda metalmeccanica in utile ma che vuole delocalizzare per mero calcolo economico ed è ancora oggi terreno di scioperi e mobilitazioni.
In tutto questo marasma la politica, quella che si dovrebbe scrivere con la p maiuscola, è drammaticamente assente. Il Governo regionale non si espone più di tanto sulle crisi limitandosi di fatto a prenderne atto (non è casuale che l’interrogazione parlamentere sulla delocalizzazione di Sevel sia stata fatta da un forza di opposizione, IV); il segretario nazionale del PD Enrico Letta diserta perfino i confronti, per le suppletive a Siena, col nostro segretario generale Marco Rizzo su temi importantissimi quali il futuro di Mps, dei suoi dipendenti e dei loro territori. E la ricetta degli imprenditori? Semplice, far pagare ai lavoratori.
Cosi si inventano fantasiose soluzioni come ad es. quella dell’A.D. della Conad che propone di mettere in aspettativa non retribuita i lavoratori senza green-pass: peccato che fino a prima dell’arrivo del vaccino le azienda aprivano le porte, i portoni e i cancelli ai propri lavoratori, anche in piena zona rossa, non ponendosi minimamente il problema dei rischi per la salute pubblica. Non servivano i gree-pass allora? Oppure la trovata di ricorrere alla soluzione della SA8000 la certificazione che garantisce, nella gestione aziendale, il rispetto oltre che dei diritti umani e del diritto del lavoro anche quello della sicurezza e salubrità sul posto di lavoro. Ci è chiaro che queste soluzioni servono ai padroni per aver mano libera nelle riorganizzazione aziendali. La posizione del Partito Comunista a riguardo è che le crisi si superano dove e quando c’è l’impegno in prima luogo dei lavoratori interessati. Per tanto propone la mobilitazione e la lotta.
Partito Comunista
Il Segretario Regionale
(Antonio Felice)
Il Responsabile Regionale “Lavoro”
(Giuseppe Redondi)