E’ ripreso a Pescara il maxi processo su presunte infiltrazione della ndrgheta nel Vastese. In totale sono 106 gli imputati, quelli più importanti risiedono nel Vastese. L’operazione “Isola felice” consentì di trovare un garage pieno di armi a Montesilvano e per questo le udienze si tengono a Pescara.
Sulla vicenda seguita dalla Dia (Direzione investigativa antimafia), è stata presentata una inquietante relazione in Parlamento. L’Antimafia nel dossier ha rivelato che la ’ndrangheta ha cercato più volte di mettere radici a San Salvo. Eugenio Ferrazzo uno dei principali protagonisti , dopo aver fatto delle dichiarazioni come collaboratore, ha ritrattato tutto. La pubblica accusa rappresentata dal pm Guido Cocco mercoledì ha quindi tirato fuori un manoscritto olografo. Ora Ferrazzo lo disconosce. Il pm ha chiesto e ottenuto una perizia calligrafica. Per questo il processo è stato aggiornato al 9 novembre.
Sei le regioni in cui a detta della Dia operavano gli accusati a cui carico c’è un dossier di 600 pagine. I fatti si riferiscono al biennio 2010-2012. Vasto e San Salvo, secondo gli investigatori, sarebbero state le basi degli indagati e i personaggi locali avrebbero avuto un ruolo di spicco nel clan gestito da Ferrazzo. L’uomo, arrivato in Abruzzo a ottobre 2006, dopo un periodo di detenzione all’estero per traffico internazionale di cocaina, si trasferì a San Salvo, sfuggendo alla mattanza ordita dallo zio, Mario Donato Ferrazzo, capo indiscusso della ’ndrina di Mesoraca (Crotone) e reclutando così la manovalanza.
Mercoledì scorso Ferrazzo è stato interrogato dai giudici in videoconferenza dal carcere di Bologna dove è ristretto. A molte domande ha risposto con evasivi “non ricordo” o “non so”. Diversi difensori (fra loro gli avvocati, Raffaele Giacomucci, Fiorenzo Cieri, Alessandro Orlando, Massiiliano Baccalà, Marisa Berarducci, Alessandro Stivaletta, Piernicola De Mutiis, Antonello Cerella e Antonio Boschetti) si sono opposti all’utilizzo del manoscritto.
Paola Calvano