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Rosario Tomeo provetto falegname sansalvese dalla memoria prodigiosa

Rosario Tomeo, sansalvese  ha raggiunto la casa del Padre diversi anni fa. Il  suo ricordo resterà per sempre vivo nel cuore dei sansalvesi. Era conosciuto  non solo per la sua bravura sopraffina ma anche per la sua prodigiosa memoria. Conosceva, infatti,  il numero di targa  dei veicoli, i nomi e il giorno di nascita della maggior parte dei suoi compaesani.

E’ stato  l’ ultimo falegname salvanese  ad utilizzare gli attrezzi antichi: pialla, raspa, mazzuolo, morsetto. Ecco un piccolo spicchio della sua vita. Rosario aveva  occhi vivi come una volpe e un modo di parlare colorito e travolgente.  Fu un grande organizzatore di eventi religiosi. Frequentò  la scuola elementare in una vecchia cantina. La  fissàure (padella) con un po’ di carbonella accesa era l’unico modo possibile per scaldare un po’ l’aula.

Dopo aver conseguito la licenza elementare, entrò come apprendista nella bottega del maestro falegname Domenico Cervone, già sindaco di San Salvo, dove  lavoravano i suoi tre amici Mario Fabrizio, Gino Di  Biase e Cesario Tomeo. Durante  l’ultima guerra mondiale fu   fatto prigioniero dei tedeschi  ed impiegato al trasporto delle bombe. Una volta terminato il conflitto, tornò a fare il falegname. Realizzò  porte e finestre  uniche ed esclusive. I

l  gentile barman Osvaldo Menna ha voluto ricordare che Rosario ricoprì  il ruolo di vicepresidente di un seggio elettorale, per tantissimi anni.   “Mi dispiace abbandonare, dopo 65 anni  –  disse Rosario  nel  giorno in cui ha deciso di smettere di  lavorare – nessuno vuol fare più il falegname. Ormai la macchina ha sostituito quasi completamente le abili mani dell’uomo. Molti lavori, vengono confusi per “fatto a mano”, anche se sono realizzati con la macchina”. Sul suo viso rigato di lacrime traspariva la fierezza di chi ha amato profondamente   uno dei mestieri più antichi della storia dell’uomo.

Oggi la manualità è stata sostituita dall’universo digitale. Nella sua bottega in  Via  De Vito  non si sente più  il buon odore della segatura e della colla, il fruscìo dei  trucioli,  il ticchettìo del martello, il ronzìo della sega. Rosario è uno degli ultimi testimoni di un tempo che fu e che non tornerà mai più.

 Michele  Molino

 

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