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“La lezione dell’elezione al Quirinale vale anche per chi è di sinistra”, la riflessione dell’ex deputato Mariotti

La settimana delle votazioni per il Quirinale ed il risultato finale faranno annotare l’anno 2022 nella storia, per i forti cambiamenti nel sistema politico. Da almeno sette anni si sapeva che il 3 Febbraio 2022 sarebbe scaduto il mandato al Presidente Mattarella, ma all’appuntamento i partiti politici e le loro rappresentanze parlamentari si sono presentati impreparati ed incapaci a trovare una degna successione al Quirinale tenendo conto del mutamento sociale e culturale avvenuto in Italia in sette anni.

Le forze politiche dell’ampia maggioranza d’emergenza voleva eleggere un nuovo Presidente della Repubblica ma anche salvaguardare la stabilità del Governo. Si pensava di mandare Draghi al Quirinale per avere ancora per sette anni le sue credenziali europee ed internazionali, ma non hanno trovato un sostituto per Palazzo Chigi senza aprire una crisi di governo. Solo la Meloni voleva la crisi di governo e quindi le elezioni anticipate, ma la pandemia ancora da sconfiggere ed il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da implementare per incassare i consistenti fondi Europei della  seconda trance, hanno fatto desistere la maggioranza che sostiene il Governo Draghi. Si voleva salvaguardare l’unità delle coalizioni. ma anche differenziarsi nella partecipazione o meno al governo del Paese. Anche questo obiettivo è fallito.

Alla  fine si è scelto quello che alcuni commentatori politici hanno definito il “paracadute”. Richiamare il buon Mattarella al Quirinale chiedendogli di disdire il contratto di affitto per la casa che si stava arredando per viverci da Senatore a vita.

SIA CHIARO! IO SONO MOLTO CONTENTO CHE MATTARELLA RESTI AL QUIRINALE, come molti italiani e molti europei, ma oggi sono molto interessato ad una riflessione politica collettiva all’altezza dell’accaduto. Il sistema politico ha dimostrato tutta la sua debolezza dando inizio alla sua confusa frantumazione.

Quindi, nell’ultima settimana di Gennaio 2022, contemporaneamente alla rielezione di Sergio Mattarella per altri sette anni alla Presidenza della Repubblica, il plenum della Corte Costituzionale ha eletto come suo Presidente Giuliano Amato e Mario Draghi è rimasto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Tutte notizie positive per l’Italia.

Ci si è affidati, saggiamente, alle riserve aure della Repubblica mettendo ai vertici delle Istituzioni repubblicane tre uomini della cosiddetta prima repubblica provenienti da tre scuole prestigiose di formazione politica e istituzionale: La Democrazia Cristiana, il Partito Socialista, la Banca d’Italia.

Prima di Mattarella la Presidenza della Repubblica era stata affidata, per due mandati consecutivi, a Giorgio Napolitano proveniente dalla scuola del Partito Comunista.

Una palese e stridente contraddizione tra il dichiarare e l’operare delle attuali forze politiche!

I Partiti ed i Movimenti politici che si sono presentati agli elettori con propositi di grandi cambiamenti e discontinuità radicali rispetto a “quelli di prima”, si sono rivelati inadeguati ma soprattutto incoerenti con i propri programmi elettorali. Le coalizioni che dovevano, con il sistema maggioritario all’italiana, assicurare l’alternanza, la stabilità  e la chiarezza tra vincitori e perdenti sin dal giorno dopo le elezioni, si sono sciolte come “neve al sole” (parole dette dal Senatore Salvini il cinque febbraio 2022). Il Parlamento in carica ha fatto registrare il più alto numero di cambio di casacca dal 1948 ad oggi con un trasformismo che mortifica il ruolo di rappresentante istituzionale ed offende gli elettori che li hanno eletti.

Sia chiaro, io ritengo giusta la norma costituzionale che sancisce il non vincolo di mandato per il parlamentare, ma una cosa è tutelare la libertà e l’indipendenza del parlamentare come rappresentante della Repubblica, altra cosa è il disinvolto cambio di gruppo e di schieramento con motivazioni di dubbia nobiltà. Queste migrazioni vanno bloccate modificando ed adeguando i Regolamenti Parlamentari.

Il problema non è solo tecnico-organizzativo ma assolutamente di natura politica e dalla politica deve essere affrontato e risolto.

Ritengo salutare per la Repubblica e la sua democrazia le scomposizioni delle coalizioni e dei partiti a cui assistiamo in questi giorni post elezioni al Quirinale, perché frutto di una legge elettorale scellerata e della debolezza ideale e valoriale delle forze politiche.

Occorre aprire un serio dibattito che coinvolga i cittadini elettori e tutti quelli che vorrebbero ridare dignità alla Politica.

L’articolo 49 della Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.”

Attenzione però, se la Costituzione garantisce il diritto dei cittadini di associarsi in Partiti, i Partiti hanno il dovere di adottare al proprio interno il metodo democratico e di dire da che parte stanno, per quali fini agiscono, con quale progetto e quale programma hanno associato i propri aderenti.

Dall’Enciclopedia Treccani: “Un partito politico è un’associazione tra persone accomunate da una medesima visione, identità, linea o finalità politica di interesse pubblico ovvero relativa a questioni fondamentali circa la gestione dello Stato e della società o anche su temi specifici o particolari.”

Quindi il Partito è di parte, è partigiano direbbe Gramsci, perché associa i propri aderenti con l’obiettivo palese di rappresentare e difendere chi ha una stessa visione, stessi valori ed ideali, stessi progetti nella gestione della cosa pubblica.

In questi giorni pare aperta una resa dei conti nei partiti e nelle coalizioni e conseguenti tentativi di disgregazione e riaggregazione: quelli che si dicono centristi (Italia Viva, Coraggio Italia, ecc.) pare si mettano insieme, dalla stessa parte.  Se sarà così, BENE; i partiti che si richiamano al Partito Popolare Europeo pare vorrebbero mettersi insieme, dalla stessa parte. MOLTO BENE; i partiti nazionalisti ed euroscettici si metteranno insieme nella chiarezza? BENISSIMO.

La Sinistra, chi si richiama al Socialismo Europeo, che considerano la resistenza un valore, l’antifascismo un carattere fondante della democrazia repubblicana e ritengono che  bisogna assicurare a tutti i cittadini tutti i diritti, tranne quello di sfruttare un’altra persona, saranno in grado di stare tutti dalla stessa parte con coerenza e chiarezza? Questo è il mio auspicio e per quello voglio dare una mano per quello che so e posso.

Occorre chiarezza nelle forze politiche e tra di loro quando fanno coalizione, la capacità di mettere a nudo i loro intenti di fronte agli elettori, esplicitando chi sono, quali i valori e gli ideali di riferimento, da che parte stanno e quali sono le frequentazioni in Europa e nel mondo. Questi, a mio avviso, i prerequisiti per riformare il sistema politico italiano.

Nei prossimi anni bisognerà affrontare con coerenza strategica problemi epocali: la questione climatica e la trasformazione ecologica dell’economia; il problema del calo demografico in Europa e le immigrazioni; la digitalizzazione della pubblica amministrazione, le nuove tecnologie e la diffusione della memoria artificiale. Tutti temi dagli effetti non neutri rispetto al lavoro, alla quantità ed alla qualità del lavoro e la redistribuzione della ricchezza. Per questo la politica, il progetto politico farà la differenza e la destra non sarà uguale alla sinistra ai fini del risultato. Tutti possono e debbono essere innovatori, ma il segno della innovazione, i risultati sociali dei cambiamenti sono dipendenti dalle idee, dai valori, dai riferimenti sociali e culturali delle forze politiche e dai loro governi. Mi pare omissivo se non disonesto nascondere questa verità.

La globalizzazione della finanza e dell’economia in se non era un fatto negativo o evitabile, ma l’aver lasciato a briglia sciolte e senza la necessaria regolamentazione questa modernizzazione dell’economia ha prodotto la concentrazione della ricchezza in poche mani, ha aggiunto nuove a vecchie povertà, ha aumentato lo sfruttamento dei paesi più poveri aumentando le tensioni internazionali, abituandoci alla presenza di teatri di guerra, alla distruzione di intere civiltà, al massacro di popolazioni e quindi all’instabilità generale. Queste le motivazioni della  grande tragedia dell’emigrazione.

Bisognerà aprire una lotta globale alle ingiustizie, allo sfruttamento insensato delle risorse a danno di interi continenti e dei loro popoli. Questo non sarà possibile senza rafforzare le famiglie politiche e le Organizzazioni sindacali europee e mondiali.

Sarà necessario rimettere nell’agenda del governo nazionale ed europeo il diritto al lavoro, la sicurezza nei posti di lavoro, la lotta alla precarietà, la giusta remunerazione delle professioni e del lavoro, la parità sostanziale di genere, le tutele sociali e la riattivazione dell’ascensore sociale con maggiore attenzione alle nuove generazioni. Tutti temi fortemente legati alla cultura ed ai valori e quindi all’identità dei partiti e delle coalizioni che si propongono per il governo.

Ecco perché sarebbe di grande importanza, per i cittadini, aprire un grande dibattito sulla politica, sui partiti e sulle coalizioni con chiarezza per poi presentare, ognuno per la propria parte, il proprio programma di governo agli elettori. Non penso agli addetti ai lavori, ma a tutti i cittadini, perché l’articolo 49 della Costituzione e rivolto a tutti gli Italiani, vecchi e nuovi e, quando si sancisce un diritto c’è sempre conseguentemente un dovere. Non basta tirarsi fuori per non essere responsabile!

A mio avviso, se lo sappiamo cogliere, la lezione dell’elezione al Quirinale è una grande opportunità per il Paese e per la riforma del sistema politico Italiano. Spero che finalmente verrà reso chiaro chi pensa al passato e chi si proietta decisamente verso il futuro, chi si propone solo di vincere le elezioni e chi si candida al Governo del Paese, chi è conservatore e chi progressista, chi di sinistra e chi di destra.

Infine, la legge elettorale che costringe i partiti a coalizioni forzose non fa il bene dell’Italia. La stabilità di governo, la coesione e tenuta delle coalizioni, l’alternanza tra destra e sinistra sono e devono essere frutto della Politica e non di strumenti tecnici.

Arnaldo Mariotti

Già Deputato della Repubblica

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