“Un ulteriore aumento delle dimensioni dei trabocchi decreterebbe la definitiva scomparsa di quello che rappresenta il patrimonio culturale e collettivo da salvaguardare”. Forum civico ecologista, Cai, Arci, Italia Nostra del Vastese, Club per l’Unesco e Gruppo Fratino intervengono per ribadire la loro contrarietà ad un eventuale ampliamento delle antiche macchine da pesca da trasformare in ristoranti, ventilato in consiglio comunale da una parte della maggioranza durante il dibattito in aula sulle modifiche apportate al regolamento in seguito ad alcune criticità evidenziate dal Sian (Servizio igiene ed alimenti) della Asl.
In quella occasione Giorgio Bellafronte del gruppo consiliare “Futuro e sviluppo per Vasto”, aveva auspicato “un ragionevole ampliamento” rispetto ai 130 metri quadri già previsti. La partita sulle dimensioni, che sembrava chiusa con l’approvazione del disciplinare, potrebbe quindi riaprirsi tra qualche mese. Circostanza che desta forti preoccupazioni nel pianeta delle associazioni ecologiste.
“Non abbiamo mai nascosto la nostra contrarietà agli aumenti delle metrature delle vecchie macchine da pesca, perché riteniamo che il paesaggio rappresenti un bene comune che va oltre la semplice disponibilità dei trabocchi in mano pubblica o privata”, affermano Nicholas Tomeo (Forum), Luigi Cinquina (Cai), Nicola Salvatorelli (Arci), Davide Aquilano (Italia Nostra), Bianca Campli (Unesco) e Stefano Taglioli (Gruppo Fratino), “ma se davvero la proposta di una parte della maggioranza si facesse largo fino a trovare consenso nella minoranza e i trabocchi dovessero espandere ancora di più le proprie dimensioni, possiamo dire senza timore di smentita che quello è un patrimonio della collettività che cesserebbe di esistere. Non siamo contro un turismo responsabile e consapevole, ma va scongiurato il pericolo di soggiogare il trascorso storico e culturale di un territorio alle richieste di pochi imprenditori”, incalzano i referenti delle sei associazioni, “non possiamo sottacere inoltre le perplessità rispetto ad una siffatta strategia che non prende in considerazione una visione totalizzante di un territorio: vogliamo dire che la Via Verde dovrebbe servire a portare le persone a conoscere le bellezze presenti in città e nell’entroterra, e non portare la città e l’entroterra sulla Via Verde. Bisogna infatti creare una economia di qualità attraverso quei commercianti che non possono essere lasciati indietro per favorire invece la creazione di un circuito che si apre e si chiude sulla Via Verde. Per questo chiediamo a quella parte della maggioranza e del consiglio contraria ad ulteriori aumenti di far salda la propria posizione per non perdere in maniera definitiva un patrimonio paesaggistico che è parte di un intero territorio e che trova tutela nel diritto costituzionale”.
Anna Bontempo (Il Centro)