28 maggio 1935. Con la delibera n. 283, il podestà Gaetano del Greco determina la «costruzione del Lungomare Mussolini in Vasto Marina» (oggi viale Dalmazia). Come risulta dal registro n.32 delle Deliberazioni conservato nell’Archivio Storico di Vasto, l’incarico veniva affidato all’ing. Antonio Izzi. Il cui compito non era quello di realizzare una nuova strada, ma di progettare la sistemazione urbana della grande duna (foto n. 1) su cui affacciava la parte centrale del Rione Marina, posto alla base della falesia sottostante alla stazione ferroviaria.
L’unico percorso pubblico esistente prima di quella data era l’attuale via Zara che, anteriormente al sottopassaggio attivato nel 1905 (foto n. 2), si raccordava alla strada rotabile provinciale tra la città e la marina (foto n.3) realizzata nel 1836 (divenuta Nazionale n. 86 nel 1928 e declassata nel 2001) il cui punto d’inizio era collocato proprio nell’attuale piazza Fiume. Come si può ben intendere, l’inaugurazione della stazione ferroviaria avvenuta il 25 aprile 1864, interrompendo la continuità della carrozzabile, aveva determinato l’attraversamento della linea ferrata fino al 1905.
Il rapporto parallelo tra percorso ferroviario e strada carrozzabile principale al Rione Marina (via Zara) è chiaramente dimostrato dalla foto n. 4. Così come la disposizione degli affacci abitativi su via Zara dopo il 1905 è leggibile nella foto n. 5. Non solo. La stessa localizzazione in questo punto della Caserma della Guardia di Finanza, pone l’accento sulla funzione portuale di carico e scarico di merci assolta dalla spiaggia nell’Ottocento (importante la documentazione conservata nell’Archivio Storico Comunale di Vasto). Va ricordato, tra l’altro, che la stessa Dogana era posta nelle prossimità del Fosso del Ponte Marino nella stessa sede in cui oggi è ospitato il Circolo Nautico.
A questo punto, una volta definita la disposizione dell’impianto urbano ottocentesco della Marina, si può proseguire con la formazione negli anni Trenta del Lungomare “Mussolini” (oggi via Dalmazia. Tema di riferimento è la realizzazione dell’allora Ristorante “Nettuno” nel 1932 posto alla fine del sottopassaggio ferroviario. Di fatto, risultava posizionato al termine nord della grande duna principiante dalla chiesa di Stella Maris. La foto n. 6 mostra l’area dunale ancora libera dall’edificio turistico sotto la quale si nota un cavallo bianco che mastica la comune vegetazione psammofila. Da questo punto di vista, la foto n. 7 mette in evidenza la struttura già costruita con l’insegna del locale “Ristorante Nettuno” rivolta verso est (il sottopassaggio) per i clienti provenienti dall’attuale via Donizetti e non da sud.
È visibile anche l’attuale via Dalmazia per il fatto che lo scatto risulta di poco posteriore alla realizzazione del percorso viario dunale. A ovest già si osserva l’avvenuta canalizzazione del vallone (oggi sottotraccia) proveniente dagli orti collinari di via Fonte Joanna. Ma, per il nostro discorso, va soprattutto notato che, a nord, l’edificio si sviluppa lungo l’andamento terminale inclinato della grande duna.
Ora, se è vero che la foto n. 1 mostra presso la chiesa di Stella Maris l’enorme dosso sabbioso degradante verso nord, le immagini nn. 8-9 testimoniano l’avvenuto livellamento morfologico degli accumuli eolici dell’arenile. I bordi del nuovo percorso rendono evidenti gli effetti dello spianamento dunale. Il lungomare che ne deriva, singolarmente rialzato rispetto a quelli in piano della riviera adriatica, ha quanto meno salvato l’originaria altimetria su cui si è sviluppato.
E non certo per la conservazione storica dell’antica morfologica accidentata del sito, quanto perché si è adeguato agli accessi inizialmente retrostanti del Rione Marina. Una volta realizzato il lungomare, lo stesso ristorante “Nettuno” sposta l’insegna verso la nuova direttrice. Da percorso principale, in quel momento via Zara diventa appendice della nuova litoranea. Uno spostamento di pochi metri determina una modificazione epocale dell’insediamento urbano lungo la costa. Non più quello ottocentesco che pone gli ingressi abitativi del Rione verso l’interno – vale a dire, un segmento retrodunale collegato a una falesia – e che sulla stessa falesia o, al di qua della litoranea, con le eleganti residenze in stile «déco» con prospetto verso il mare (significativi due progetti dell’ing. Pietro Mariani [foto nn. 10-11]). Ma già si annunzia quello novecentesco che guarda all’occupazione dell’arenile, soprattutto nell’ex-area paludosa del Fosso del Ponte marino finita di bonificare nel 1922.
In ogni caso, risulta davvero singolare la storia del lungomare vastese intitolato a Benito Mussolini.
Assume tale denominazione poco prima della trasformazione onomastica della città: non più Vasto, ma Istonio in base al R.D. n.517 del 31 marzo 1938 che segue la richiesta avanzata dalla delibera podestarile n.226 del 31 luglio 1937 recante il titolo «Cambiamento denominazione del Comune». Insomma, il Lungomare Benito Mussolini viene associato al toponimo «Istonio Marina». Con una particolarità. Che sullo stesso tracciato sarebbe stato attivato, con l’ingresso dell’Italia in guerra (10 giugno 1940), il campo di internamento libero per soggetti politici pericolosi. Un casermaggio – va detto – destinato all’accoglienza di 180 individui distribuito su due plessi (villino Ricci, villa Marchesani) chiuso definitivamente con l’occupazione britannica del 5 novembre 1943 (dopo una breve parentesi di un semestre utilizzato dalla Wehrmacht per l’internamento degli ebrei).
Una vicenda, questa, distribuita in pochi anni (1940-1944), che rende l’attuale via Dalmazia uno snodo topologico della storia contemporanea di Vasto.
Non dimentichiamo, tra l’altro, che diventa accesso principale per le Forze alleate (1943-1944) in quel di Vasto Marina in cui è localizzato l’aeroporto dell’VIII armata britannica. In effetti, le foto dell’ “Imperial War Museum” e dell’ “Australian War Memorial” registrano la dicitura Vasto (foto n. 12. Da osservare la didascalia in basso, a destra) e non Istonio. Ciò, per la ragione che, in data 10 ottobre 1944, la Giunta comunale aveva richiesto il cambiamento del nome che sarebbe stato ufficialmente confermato con Decreto Luogotenenziale n. 389, 15 novembre 1944 (foto n.13).
Intanto, una cosa importante va precisata. Sappiamo che i registri del Consiglio comunale attribuiscono al sindaco Emilio Zara il decreto di mutamento toponomastico in data 24 gennaio 1944. Ma il D.L. registra una deliberazione sindacale del 10 ottobre dello stesso anno (foto n.13). Per quale ragione, dunque, tale discrasia cronologica? Potrebbe essere dipeso da una comunicazione inviata in ritardo al Luogotenente dello Stato? Non lo sappiamo. È dato solo di conoscere che dall’8 giugno 1944 al 14 marzo 1945 l’Amministrazione comunale era stata retta da una Giunta e non da un Sindaco. Stando così le cose, per quale motivo il D.L., attribuisce tale determina al Sindaco e non alla Giunta? C’è solo una spiegazione. La Giunta aveva dovuto per forza adottare e trasmettere in data 10/10 la precedente delibera del 24/1.
Molto probabilmente è stato così. Ma il dubbio purtroppo resta. Un dubbio di un fatto importantissimo. Stiamo parlando del nome attuale della città. La stessa in cui, nelle date indicate in precedenza, lo stato civile registrava le nascite e le morti dei cittadini. E allora: i suoi abitanti erano nati o morti a Vasto o a Istonio? E pare poco? Gli atti di nascita dal 25/1 al 9/10 1944 hanno Vasto o Istonio quale luogo natale? Di quale città stiamo parlando? Non ho purtroppo potuto controllare la possibilità sostenuta in precedenza (preciso che gli atti della Giunta sono conservati in un registro a parte). Per quale motivo? Molto semplice. Perché l’Archivio Storico Comunale è rigorosamente sbarrato per assenza di personale. Che devo dire di più: non aggiungo altro.
Ecco, dunque, dove ci ha condotto la piccola storia di una via della città. E resta solo una domanda sul presente. Perché Vasto Marina si allaga con una pioggia e via Dalmazia no? La ragione è “in re ipsa”. Questo vecchio lungomare è stato costruito sul livellamento di un ambiente retrodunale, e non sulla sua rimozione. La parte più a sud, sull’arenile, è stata edificata su un’area paludosa bonificata. Quale lezione possiamo tra trarne? Che la natura possiamo nasconderla, non cancellarla.
Che la forza di questo lungomare sta proprio nel fatto di essersi adeguato all’ambiente, di averlo in qualche modo preservato anche se obliterato. Stando così le cose, non sarebbe il caso di allocare un dispositivo che ne racconti la storia? Mah! Credo di aver fatto bene a usare il condizionale. Perché l’indicativo è di là venire.
Le cartoline di Vasto utilizzate appartengono alle collezioni Raffaele Scolavino, Ida Candeloro, Beniamino Fiore. Le foto dei progetti dei villini in stile “déco” sono tratte dal volume «L’Architettura sulla carta», a c. della Soprintendenza Archivistica per l’Abruzzo, Villamagna, Tinari, 2013. La foto dell’aeroporto militare di Vasto Marina, dall’ “Imperial War Museum” di Londra. I testi, dal settimanale “Istonio”, a. XVIII, n.28, 6-9 luglio, 1905; Gazzetta Ufficiale, 28 dicembre 1944, serie speciale, n.100.