Carlo Alberto Camicia abitava in via Fontana Nuova a San Salvo. Fin da bambino, i genitori contadini cercarono di abituarlo ai piccoli lavori di campagna, ma lui non ne voleva sapere. Diventato giovincello iniziò ad interessarsi di politica. S’ innamorò del marxismo.
Pian piano acquisì una particolare abilità oratoria. Trascorreva la maggior parte del tempo lungo le strade del paese per parlare di politica con la gente. Una notte del 1944, Carlo Alberto ed alcuni compagni del suo partito, sfondarono la porta di una stanza al piano terra del palazzo di Vitaliano Ciocco segretario del Partito Fascista e irruppero dentro. Se ne impossessarono e la trasformarono in una sezione del PCI.
Un giorno, mentre tornava a casa, vide passare una giovane sottobraccio alla mamma; rimase incantato. Dal giorno seguente cominciò a passeggiare sotto il balcone della ragazza, che per ordine del padre, non poteva affacciarsi nemmeno alla finestra. Nei tempi passati, le giovani potevano uscire a passeggio solo se accompagnate dalle mamme o dalle sorelle. Carlo Alberto smaniava di incontrarla. Con l’inizio della vendemmia, promise al padre che avrebbe collaborato con lui. Lo fece soltanto per pochi giorni. Il suo lavoro principale era conversare dalla mattina alla sera.
Infatti, rincasava sempre tardi. Il padre si stancò del suo comportamento, al punto che una sera, uscì di casa e cominciò a ricercarlo. All’improvviso, vide il figlio con le spalle appoggiate ad un vecchio portone che stava guardando fisso il balcone della giovane per cui si era infatuato.
Si slacciò la cinghia dei calzoni e gli si avventò addosso, urlando:”Abbrevùgnite, piss nott’ e jurn’ a ecche ‘nnend. ie fatéije e ti vi spasse!” (Vergognati, trascorri giorni e notti qui davanti. Io lavoro e tu invece vai a spasso). Carlo Alberto, fuggendo a grandi passi, ribattè:” Papà, tu nin pu capè cos’è l’amòre) (Papà tu non puoi capire che cosa è l’amore). Il padre gli urlò dietro;” Iè ‘nin socce chi è l’àmore, ma ti ‘nin zì chi é lu zappàune!” (Io non so cos’è l’amore, ma tu non sai com’è fatta la zappa).
Carlo Alberto diventato maggiorenne, si presentò davanti ai genitori della giovane, per la quale stava morendo d’amore. Furono organizzate subito le nozze. Si sposarono ed ebbero quattro figli. Carlo Alberto, fino agli ultimi attimi della sua vita continuò a divulgare le idee del comunismo. Al suo carattere estroso, seppe abbinare l’onestà e la bontà. Morì nel 1968. Una folla commossa e sventolii di bandiere rosse al funerale. I sansalvesi più anziani lo ricordano con affetto e rimpianto.
Michele Molino