Da giugno ad oggi sono più di 150 interventi di distacco di retina eseguiti nel Centro Retina, maculopatie e riabilitazione visiva chirurgica del Policlinico universitario di Chieti, diretto da Rodolfo Mastropasqua, professore ordinario dell’Ateneo d’Annunzio, rientrato in Italia dopo una lunga esperienza nel più prestigioso ospedale oculistico d’Europa, il Moorfields Eye Hospital di Londra.
E’ proprio il chirurgo a spiegare di che si tratta e come evitare il peggio grazie ad un intervento tempestivo. “Il distacco di retina è una delle patologie oculari più frequenti durante i mesi estivi, un vero e proprio attentato alla vista causato in larga parte dall’eccessivo caldo, tanto che negli ultimi tre giorni abbiamo operato addirittura dieci pazienti con questa patologia, una richiesta sia regionale che extra regionale. Il caldo e la sudorazione, specialmente nei miopi, fanno disidratare il corpo vitreo che, perdendo acqua, si restringe e crea trazione sulla retina. Si crea quindi una rottura e, attraverso quest’ultima, passa il liquido del vitreo disidratato che stacca la retina. Per evitare una grave perdita, anche irreversibile della vista, la situazione deve essere affrontata con decisione e tempestività sia per quanto riguarda la diagnosi che la terapia. E allora, massima attenzione: bisogna bere moltissimo ed evitare di fare jogging nelle ore più calde, specialmente se si è miopi, e ai primissimi sintomi di flash o comparsa di mosche volanti improvvise, farsi visitare subito dall’oculista che dilaterà la pupilla e studierà la retina”.
La situazione diventa più grave e pericolosa quando coinvolge la macula, la zona centrale della retina che ci consente di vedere nitidamente sia lontano che vicino.
“Quando la macula è staccata il paziente va operato con celerità perché il recupero visivo è più alto quanto prima si riattacca la macula, se riusciamo a vedere la rottura prima che il liquido passi attraverso la stessa, possiamo saldarla con il laser ed evitare l’intervento. La tecnologia è fondamentale, riuscire ad operare con microaghi senza punti di sutura consente una tecnica poco aggressiva con rapido recupero. Tutta la chirurgia viene effettuata in 3D e questo dà al chirurgo la possibilità di essere molto preciso grazie ad una visione perfetta e completa. Nel caso di foro maculare recidivato, nel nostro centro, proprio grazie alla chirurgia tridimensionale riusciamo a chiudere il foro con un impianto di membrana amniotica che ci consente un’altissima percentuale di successo”.