Applausi fragorosi per Nicola Di Filippo, il nostro Don Ottavio al Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. Il pubblico ha gradito molto la sua voce e la sua interpretazione, assieme a quella degli altri giovani cantanti lirici che hanno rivestito gli altri ruoli.
Si tratta di giovani preparatissimi, entusiasti e pieni di energica vitalità (gli idonei o vincitori dei Concorsi Comunità Europea per giovani cantanti lirici di quest’anno o degli scorsi anni), tutte qualità che hanno contribuito in modo importante alla messa a punto musicale del direttore Salvatore Percacciolo e che hanno fatto la differenza.
Ecco i loro nomi: Milan Perisic (che si è alternato a Davide Peroni e Alberto Petricca nella parte di Don Giovanni), Alfonso Michele Ciulla e Matteo Lorenzo Pietrapiana nella parte di Leporello, Maria Stella Maurizi nella parte di Donna Anna, Tosca Rousseau e Alessia Marepeza nella parte di Donna Elvira, Nicola Di Filippo e Roberto Manuel Zangari nella parte di Don Ottavio, Elena Antonini (che si è alternata ad Elena Finelli ed Elena Salvatori nella parte di Zerlina), Kyle Patrick Sullivan e Davide Romeo nella parte di Masetto, Ferruccio Finetti e Giacomo Pieracci nella parte del Commendatore.
Dramma, seduzione spinta e giocosità
La messa in scena dell’opera, come aveva rivelato Nicola Di Filippo in anteprima, è stata carnale e sanguigna, altamente attuale per i costumi, che non avevano nulla di settecentesco, anzi, erano piuttosto discinti e assieme alla scenografia, contribuivano a provocare nello spettatore un turbamento, forse un fosco presagio: oltre all’omicidio del Commendatore, cosa succederà ancora?
Alle tinte così sanguigne, si è alternato il sorriso delle scene più celebri e giocose, quali il catalogo delle conquiste femminili di Don Giovanni elencate dal servo Leporello, che il regista Henning Brockhaus ha rappresentato facendo calare sulla scena un guardaroba oltremodo assortito di lingerie, comprensivo di tutte le taglie; la scena in cui Zerlina tenta di calmare il geloso Masetto, presentandosi pronta a ricevere le sue botte come un docile agnellino, ma mettendo in atto una scena di seduzione a tutti gli effetti, che, in questa versione, avrebbe fatto impallidire Don Giovanni stesso.
Tutte le scene di seduzione, che abbiano per protagonista Don Giovanni o altri, sono infatti più che spinte per un’opera lirica, e centrano in pieno il tema dell’erotismo, il quale diventa non solo <<mera soddisfazione fisica, ma strumento di conoscenza dell’altro, e attraverso di ciò, della realtà umana>>, come si legge nella nota del condirettore artistico Enrico Girardi.
L’interpretazione di Nicola Di Filippo
Con la parte di Don Ottavio, che è l’opposto del seduttore Don Giovanni, il nostro Nicola Di Filippo riesce a rendere alla perfezione il ruolo di fidanzato fedele caratterialmente cresciuto, cioè più uomo rispetto alla tradizione di questo personaggio: la sua voce tenorile piena ed espressiva esalta le bellissime arie “Dalla sua pace” e “Il mio tesoro intanto”, in cui dichiara rispettivamente che dalla serenità di Donna Anna dipende la propria e che è pronto a vendicare la morte del padre di lei, mentre gli altri (Donna Elvira, in particolare) devono pensare a consolare la sua innamorata.
Il canto di Nicola Di Filippo è arricchito da mimica e gestualità ben misurata, che conferma l’essenza che ha voluto dare il regista al personaggio: un uomo più propositivo e coraggioso, caratteristiche che trionfano nella festa a casa di Don Giovanni, quando, con Donna Anna e Donna Elvira, Don Ottavio smaschera quest’ultimo, mentre sta tentando di sedurre nuovamente Zerlina.
Nicola Di Filippo supera brillantemente la prova della rottura della quarta parete, cioè dell’ideale spazio di separazione tra pubblico e scena, cantando il finale dell’opera in platea, in particolare la parte in cui chiede nuovamente a Donna Anna di sposarlo senza più rimandare, ma quest’ultima lo prega di attendere ancora affinché il suo cuore si rassereni completamente.
La dinamicità della scena e il finale aperto
Il Don Giovanni firmato da Brockhaus, si caratterizza per una piacevole dinamicità della scena dovuta all’espediente della rottura della quarta parete in più parti dell’opera e a più di qualche simpatica trovata: le bolle di sapone o gli allegri fazzoletti sventolati dalle ballerine nei palchetti, l’aggiunta di riferimenti circensi, come il figurante travestito da orso nel corteo nuziale di Zerlina.
L’affollamento del corpo di ballo in più scene rischia di essere eccessivo e di distrarre lo spettatore dal fulcro dell’opera; una distrazione che può essere, però, un diversivo per seguire con più partecipazione le 3 ore e 30 di musica mozartiana, che sono impegnative, seppur bellissime, da sostenere.
Piccante e spinto, giocoso ma anche drammatico, lo spettacolo si chiude con Don Giovanni sul palco con il petto sempre più rosso a causa delle unghiate delle diavolesse ma….mentre gli altri personaggi, dalla platea cantano “Questo è il fin di chi fa mal e de’ perfidi la morte alla vita è sempre ugual” , lui sembra ancora ridacchiarsela, lasciando aperti tutti i punti di domanda: muore davvero o si prende ancora una volta gioco degli altri? O finalmente è la sua coscienza a prendersi gioco di lui e a fargli immaginare una fine orrenda?
La galleria fotografica dello spettacolo è di Ludovica Gelpi
Nausica Strever