Come se la passa la fascia d’età che va dai 30 ai 40 anni originaria del vastese e di zone limitrofe? Queste domande segnano il punto di partenza per una serie di interviste che vi faranno conoscere persone appartenenti a questa generazione un po’ in ombra rispetto a quella dei cinquantenni/sessantenni di oggi o degli adolescenti/ventenni.
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Tralasciando questi ultimi, si parla della generazione che va dai quarantacinque ai sessanta anni circa perché sono loro che, nei casi fortunati, hanno raggiunto una certa stabilità esistenziale e traguardi professionali importanti. E i trenta/quarantenni? – Hanno ancora tutta la vita davanti – dicono.
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In parte, ma confrontandosi con le generazioni precedenti, anche solo considerando nonni e genitori, un trentenne o un quarantenne di oggi rischia di entrare in un totale smarrimento esistenziale: al livello personale, può avere la scusa, se ha proseguito gli studi, di aver dato la precedenza ad essi, piuttosto che alla costruzione di una famiglia; un’impresa questa certo difficoltosa in ogni tempo, ma oggi piuttosto complessa.
A qualsiasi età si decida di generare, bisogna considerare gli ostacoli, e non sono pochi, di conciliare la figura di una madre e di un padre con quella di lavoratrice e lavoratore, cosa non sempre semplice e non sempre possibile, soprattutto per le donne. Le tutele per i genitori lavoratori sono certamente diminuite rispetto al passato e nell’ambito delle aziende private generalmente sono minime o sono del tutto inesistenti.
Per non parlare di trentenni/quarantenni che decidono di fare famiglia contando su un solo stipendio, un’impresa ancora più ardua per ragioni di spese e di benessere psicologico: i genitori difficilmente potranno avere un aiuto da parte di baby sitter o altre figure. In entrambi i casi, essere genitori con vicina almeno una delle due famiglie d’origine del neo padre o della neo madre può essere di grande aiuto.
I trentenni/quarantenni di oggi, inoltre, incontrano importanti ostacoli per un collocamento lavorativo adeguato: spesso è disfunzionale per gli studi intrapresi, non permette loro di fare una rapida carriera, nonostante gli importanti meriti raggiunti.
E non si tratta di opporsi per principio alla gavetta o a vari tirocini, che nella maggior parte dei casi, in Italia sono mal pagati o non pagati. Idem per coloro che hanno iniziato a lavorare subito dopo il diploma; spesso non riescono a fare scatti di carriera, anche se da 20, presunta età di inizio del lavoro a 30, sono trascorsi “solo” 10 anni. E/o ancor peggio, come i lavoratori dell’ Ilva, la salute di molti di loro è messa in pericolo dal posto di lavoro stesso.
Nella peggiore delle ipotesi, i trentenni/quarantenni di oggi (e ve ne sono moltissimi) lavorano essendo sottopagati o non riescono a trovare nulla di più che lavori saltuari.
L’attuale recessione economica e gli ultimi problemi legati al Covid e al conflitto russo-ucraino costituiscono la punta di un iceberg di quell’ Italia d’oro, alla quale Pierangelo Bertoli cantava: <<mangiati quel che vuoi fin quando lo potrai, tanto non paghi mai (…) mentre altri spari risuonano già sopra alle strade viaggiate dai deboli, la nostra guerra non si fermerà>> .
L’Italia d’oro che generalmente non ha interesse a dare piena realizzazione ai trentenni/quarantenni: erano importanti fino agli anni in cui c’era ancora molta richiesta di lavoro. Ora rischiano di diventare e sentirsi quell’anello mancante tra le generazioni già affermatesi e le giovanissime; che non è abbastanza tutelato né considerato sia dalla società sia dai media.
Le storie di trentenni e quarantenni che vi racconteremo dimostrano, invece, come questa generazione, nonostante “il tempo di guerra” in cui è nata e che sta vivendo, può essere l’anello di congiunzione e (dis)giunzione per gli aspetti negativi, tra i propri padri e i giovanissimi. Cercando di non ripetere l’errore, quando arriverà alla soglia dei cinquant’anni e più, di rivolgersi agli adolescenti del futuro con quella sempiterna aria nostalgica, seguita dall’affermazione:
– Ah, ai miei tempi, eravamo migliori di voi….. – , sostituendola con la speranza di Bertoli: <<Spero soltanto di stare tra gli uomini, che l’ignoranza non la spunterà, che smetteremo di essere complici, che cambieremo chi deciderà>>
Nausica Strever