I Domenica di Avvento – Anno A
Nell’ora che non immaginate (Mt 24,37-44).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Ogni volta che nella storia umana o di un popolo o di una persona accade qualcosa, c’è un prima e c’è un dopo. Tutto ciò che accade dopo un evento che sconvolge la vita viene vissuto alla luce di quell’evento. Pensiamo, solo in epoca recente, all’attentato alle Torri Gemelle o, ancora più vicino a noi, alla pandemia o all’inizio della guerra in Ucraina con tutte le conseguenze a livello economico mondiale. Per non parlare di ciò che ci colpisce nella salute o nella vita famigliare. Fino all’attimo prima di tali eventi ognuno di noi pensava alla propria vita, progettava il proprio futuro in un certo modo. Dopo non è più la stessa cosa. Il senso dell’esortazione di Gesù è quello di non dare nulla per scontato, ma di vivere ogni istante della propria vita sapendo che è una concessione della vita stessa o, per chi vede l’esistenza alla luce della provvidenza, è un dono che viene dall’alto. Anche san Giacomo nella sua lettera ricorda di fare progetti con la premessa: “Se il Signore vorrà”. La consapevolezza della precarietà e della gratuità dell’esistenza porta al rispetto non solo della propria, ma anche dell’altrui vita. Il problema dei contemporanei di Noè non stava nel condurre una vita normale, ma nel vivere pensando solo a sé, senza guardare se anche altri avevano la possibilità di mangiare e bere, come se il proprio diritto all’esistenza fosse a scapito di quello altrui. La paura di perdere tutto è di chi vuole accaparrare a spese di altri, mentre se tutto è vissuto nella logica del dono ad ogni istante, si è consapevoli del fatto che non si perde nulla perché nulla ci è dovuto. La vigilanza indicata da Gesù serve a mettere in guardia dall’illusione di essere padroni del mondo, cosa che porta a vedere i propri simili come occupanti abusivi del proprio spazio vitale mentre per chi ci ha creati sono destinatari degli stessi doni. Tutte le volte che pensiamo solo a noi o agli interessi di una parte, il mondo va verso il caos, come ai tempi di Noè (i cambiamenti climatici sono un campanello di allarme eloquente), quando invece ci prendiamo cura gli uni degli altri (pensiamo al rispetto delle regole durante la fase acuta della pandemia) riusciamo a superare gli ostacoli e a conservare ciò che ci è stato donato per vivere.
Don Michele Tartaglia