“Ci sono paesi del Nord Europa che sono riusciti a valorizzare e a rendere attrattivi i parchi eolici, diventati meta di visite quotidiane in barca”. Legambiente offre un punto di vista diverso da quello di chi in questi impianti intravede un danno per il paesaggio e, quindi, ricadute negative sul turismo. Mentre si avvicina la data per la presentazione delle osservazioni al parco eolico offshore proposto dalla Np Francavilla Wind srl (la scadenza è fissata al 10 dicembre), Giuseppe Di Marco, presidente regionale dell’associazione, invita a riflettere invece sulle ripercussioni positive.
“Se vogliamo salvaguardare il valore turistico in un’ottica antifossile dobbiamo puntare alle rinnovabili che ci tutelano anche da ulteriori piattaforme estrattive”, dice Di Marco, “dobbiamo trasformare il parco eolico offshore in un attrattore turistico, come hanno fatto nel Nord Europa, dove esiste un vero e proprio turismo legato alla presenza di questi impianti”.
“Parchi nel vento 2022” è la guida di Legambiente che ha mappato 18 parchi eolici in undici regioni italiane, dimostrando che queste sfide possono essere affrontate con il consenso della comunità, trovando forme innovative di valorizzazione delle risorse locali. L’obiettivo è invitare a scoprire quei territori spesso esclusi dai circuiti turistici più frequentati, osservando da vicino le macchine che producono energia dal vento.
L’associazione ambientalista è l’unica finora che si è espressa a favore dell’impianto proposto dalla Np Francavilla Wind srl, che ha incassato la contrarietà dell’amministrazione comunale e di Italia Nostra del Vastese.
“Oggi viviamo una situazione globale estremamente importante legata all’emergenza climatica e a quella energetica”, riprende Di Marco, “è chiaro che se vogliamo abbattere i costi delle bollette, se vogliamo avere una energia sicura e pulita dobbiamo raggiungere quegli obiettivi che l’Europa ha posto anche all’Italia. Cioè non solo comunità energetiche, ma anche grandi impianti e l’eolico offshore ha un ruolo importante in questa direzione per vincere la sfida del cambiamento climatico e permettere alle generazioni future di sopravvivere all’emergenza in corso. Quindi abbiamo questo obiettivo superiore che va vissuto anche come una corresponsabilità sul territorio. Gli impianti si fanno laddove ci sono i presupposti affinchè vengano realizzati e possano funzionare al meglio. Quindi anche nell’Adriatico e di fronte alla nostra Costa dei Trabocchi. E’ chiaro che ci può essere una riflessione da parte del territorio, però non ravvisiamo criticità di alcun tipo su un impianto che nasce a 25 chilometri dalla costa”, conclude Di Marco.
Anna Bontenpo (Il Centro)