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“In morte di un uomo di Dio”, di Michele Celenza

Aveva una stretta forte, don Giovanni. Una stretta forte. Quando mi stringeva il braccio, quando per la spalla mi tirava a sé… L’ho avuto per cinque anni come docente di Religione, al liceo. L’ho ritrovato poi, quando ci prestava i locali della parrocchia per le riunioni di Porta Nuova. È stata l’unica persona che, invitato a cena, sia mai stato capace di farmi ubriacare (a vodka) (lui sobrio).

Quella stretta significava vicinanza, vicinanza fisica. Vicinanza, in che senso? Vicinanza per che cosa? Non so dirlo con precisione. Eppure io, non credente, l’ho sempre sentito vicino. Vicino non come insegnante, nemmeno come amico, e neppure come prete. Vicino come un uomo, ecco, vicino come un uomo di Dio.

 

Michele Celenza

 

Vasto, il 15 dicembre 2022

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