Ha conseguito la laurea magistrale in Psicologia Clinica e della Salute all’Università D’Annunzio di Chieti e poi l’abilitazione alla professione di psicologa nel 2016, ma non ha mai smesso di studiare e di lavorare. A partire dal 2008, Paola Del Borrello lavora da 14 anni, prima come educatrice e poi come psicologa presso un centro per persone con autismo, successivamente consegue un master in Psicologia dello Sport, svolgendo il tirocinio con lo psicologo dello sport Massimiliano Di Liborio, con cui ha collaborato all’interno di alcune società sportive. Svolge il suo lavoro di psicologa all’interno di uno studio privato a Vasto e si sta formando nella Scuola di specializzazione in psicoterapia della Gestalt a Ravenna, diretta da Efisio Temporin ed Elisa Rossetti, che le permetterà di diventare una psicoterapeuta secondo il modello della Gestalt, che ha ritenuto particolarmente efficace e affine alla sua personalità fin da quando lo ha conosciuto.
Perché hai scelto di specializzarti in psicoterapia della Gestalt?
Dopo averla scoperta negli ultimi anni dell’università sia teoricamente sia a livello pratico, facendone esperienza personale, l’ho scelta come lente d’ingrandimento del mio modo di vivere e quindi della mia professione perché mi permette di stare in un setting solido e creativo.
Per diventare validi psicoterapeuti, quindi, bisogna sperimentare su se stessi e conoscersi?
Sì per me è così: questo principio vale per la Gestalt e per molti altri tipi di psicoterapia. Prima di aiutare gli altri a conoscersi e mentre si aiuta gli altri a conoscersi, ci si conosce. Questo permette di tirare fuori le proprie risorse e utilizzarle in terapia; naturalmente dal mio punto di vista, lo psicoterapeuta non smette mai scoprire se stesso attraverso i suoi percorsi.
Su cosa si basa questo tipo di psicoterapia?
La psicoterapia della Gestalt è incentrata su un approccio esperienziale e accompagna le persone nel viaggio di riscoperta dei propri bisogni nel rapporto con noi stessi e con gli altri. Ci aiuta a scegliere il modo in cui appagare tali bisogni, considerando l’ambiente in cui siamo immersi.
In cosa consiste il metodo esperienziale della Gestalt?
Durante le sedute di psicoterapia si va oltre la semplice comprensione di come funzioniamo e si fa esperienza del proprio vissuto interno, cioè di come percepiamo il mondo e delle emozioni che stiamo vivendo in quel momento (anche se molto sgradevoli). Attraversando questo insieme al terapeuta, si può prendere consapevolezza e scegliere cosa fare per sé stessi, diversamente da come si fa di solito. La nostra autenticità è invitata ad esprimersi con la parola, ma anche attraverso varie forme di creatività come il disegno, la pittura, la manipolazione di vari materiali, il movimento…Tutto questo si può sperimentare anche riuniti in gruppo, con la guida dello psicoterapeuta.
Che cosa sviluppa nella persona che intraprende questa psicoterapia?
Autonomia e responsabilità delle proprie scelte, ampliamento delle possibilità di scelte riguardo alla sua esistenza, una consapevolezza più viva di quello che vive quotidianamente.
Con le tue risposte, sfati il pregiudizio che chi va dallo psicoterapeuta ha gravi problemi mentali.
Assolutamente sì! La persona che segue un percorso psicoterapeutico non deve giudicarsi malata, né la devono ritenere tale gli altri, anzi…vuole prendersi cura di se stessa, riconoscendo e riappropriandosi delle proprie risorse interne per vivere al meglio il proprio tempo. In particolare, il metodo della Gestalt si rivolge a persone di qualsiasi età: bambini, adolescenti e adulti.
Quali consigli daresti per coltivare il benessere interiore?
Per mezzo di attività che ci avvicinano alla consapevolezza, avere costante attenzione verso se stessi, scoprendo le parti di sé che spesso sono occultate. Stando attenti a quello che c’è in noi acquisiamo la responsabilità delle nostre scelte, impariamo a non compiangerci, a modificare ciò che di noi ci mette a disagio o ci fa stare male. Per un sano rapporto con noi stessi, che influenza in modo predominante anche quello con gli altri, è molto importante conoscere gli aspetti oscuri o meno facilmente accettabili e mettere in dignitoso risalto ogni aspetto della nostra persona, che ci rende unici. Tutto ciò per auspicare ad una vita almeno soddisfacente e rispettosa di ciò che vale la pena vivere!
Lavori come psicologa con le persone con disabilità: secondo te la società è pronta ad accoglierle?
E’ difficile rispondere a questa domanda.
Nella mia esperienza, ho incontrato contesti accoglienti e ho incontrato persone per le quali la disabilità è considerata “diversa abilità” e non necessariamente “inabilità”. Chi non parte dall’assunto di “dover cambiare” il funzionamento delle persone con disabilità, mostra naturalezza quando è con loro perché è pronto a mettersi in gioco e a mescolare la propria diversità a quella degli altri; nessuno è simile all’altro o esente da “difetti” sia fisici sia caratteriali e cognitivi.
Non posso negare, però, che esista una certa difficoltà da parte di noi tutti ad adattare i nostri comportamenti per entrare in relazione con le persone con disabilità, soprattutto se le difficoltà dovute a particolari condizioni fisiche o di comportamento, creano dei limiti. Se pensiamo ai limiti come quei confini in cui le persone, diversamente abili o meno, possono vivere una vita alla propria portata, allora il punto di vista cambia. Entrare dentro quei limiti dell’altro, costa fatica.
Perché è importante avere un sostegno psicologico nello sport?
Lo staff che ruota intorno alla squadra o al singolo può giovare di una conoscenza specifica, attraverso la formazione, per comprendere a fondo l’influenza delle abilità mentali sulla prestazione sportiva; anche i genitori degli atleti possono apprendere come migliorare le modalità con le quali sostenere positivamente i loro figli durante la carriera sportiva.
Con gli atleti ho lavorato molto sullo stato emotivo durante la prestazione sportiva, su come mantenere alta la concentrazione per tutta la durata della gara, sulla consapevolezza del corpo, soprattutto della respirazione, aspetti che incidono sull’ansia e sulla concentrazione, sulle immagini mentali che ci creiamo e sul dialogo con noi stessi. Programmavo con loro step by step, fissando con precisione quale obiettivo volessero raggiungere di volta in volta. Come l’allenamento fisico, anche quello psicologico ha un enorme rilevanza.
Nausica Strever