E’ uno degli eventi più celebrati e significativi nella storia del cristianesimo. Ha ispirato i grandi maestri dell’arte di tutti i tempi. Giotto, Tiziano, Botticelli, grandi compositori, come Bach, poeti e scrittori quali Pirandello, Saba, Quasimodo e tanti altri autori hanno saputo raccontare il Natale attraverso le loro opere. La festività è strettamente legata alle grandi questioni dell’esistenza: l’idea di Dio, le origini del mondo, il senso della vita, il rapporto tra fede, scienza e ragione, creazionismo ed evoluzionismo. Sono temi ricchi di fecondi stimoli, che affrontiamo con il professor Guido Brunetti, il quale ha pubblicato in materia importanti saggi.
Professor Brunetti, una sua prima suggestione sul Natale.
“Il Natale? Un fascino antico, un simbolo universale. E’ una storia eterna, il mistero della nascita di Cristo, una soffice atmosfera di incanto, il bisogno di rivivere la poesia, i colori, gli odori e i sapori dell’infanzia scolpiti nel cuore e nella mente. La Natività fa vibrare le corde dell’animo, insegna il valore dei sentimenti e dell’amore. Possiede qualcosa di intimo, uno spirito catartico che vorresti conservare nello scrigno del tuo cuore. Ha la potenza di un mago incantatore, una favola universale senza tempo. Dentro vi riluce un mondo magico, una dolcezza tale da coinvolgere l’essere umano nella sua unità e totalità, regalandogli sensazioni ed emozioni sempre nuove”.
Il Natale esprime un complesso rapporto tra Dio e scienza, fede e ragione. Che cosa significa?
“Sono temi di grande fascinazione filosofica, teologica e scientifica legati a due
visioni, il creazionismo e l’evoluzionismo. Esse rappresentano alcune tra le più rilevanti conquiste dell’umanità. Presentano posizioni profondamente divergenti, ma complementari, poiché le due concezioni appartengono alla dimensione dello spirito”.
Può spiegarci il loro concetto?
“Il termine evoluzione indica la teoria biologica secondo cui le specie animali e vegetali si sono modificate nel corso dei tempi per selezione naturale.
Il mondo è nato dal Big Bang, cioè dal grande scoppio dal quale ebbe inizio l’universo circa 13,8 miliardi di anni fa. In questa spiegazione c’è un punto oscuro, mai chiarito: non sappiamo perché e come è nato il Big Bang. L’ipotesi dell’esplosione dunque è una interpretazione inspiegabile e misteriosa. La teoria dell’evoluzione che Dio non esiste e che gli esseri umani e l’universo sono il risultato di ‘errori casuali’, frutto del caso e della necessità, si rivela una semplice congettura. Dire questo non è fare scienza.
Da parte sua, il creazionismo è la dottrina che pone a fondamento dell’universo la creazione divina, come sostengono i testi della Bibbia. L’idea di Dio resta al di là della scienza. Dio- ente immateriale- non può essere indagato con i metodi scientifici, sperimentali.
La scienza- afferma Brunetti- segue il metodo empirico, naturalistico, perciò non è in grado di dare spiegazioni su quelle che un grande studioso, Popper, ha definito ‘questioni ultime’, come l’idea di Dio, la fede, il trascendente, la religione.
La scienza, dunque, non può negare né affermare l’esistenza di Dio. Ripetere, come stancamente si ostinano a dire genetisti e neurobiologi con il sostegno della teoria evolutiva, che Dio non esiste e che il mondo non ha bisogno di Dio non è un serio contributo alla conoscenza e alla scienza, ma significa esprimere opinioni, giudizi soggettivi. Sono affermazioni generiche, personali, grezze, immaginazioni, Idee superate e arroganti, in quanto non sostenute dalla forza della dimostrazione scientifica. In realtà, la teoria dell’evoluzione come dominio assoluto dei geni è una costruzione ipotetica, favolistica, che non riesce a dimostrare scientificamente né i grandi salti delle specie né la nascita della mente e della coscienza”.
Concludendo, l’idea di Dio su che cosa è fondata?
“L’idea di Dio, del trascendente e dell’anima è, come mostrano le stesse ricerche delle nuove neuroscienze, un bisogno biologico, innato dell’uomo. Il bisogno di Dio è ‘cablato’ nella mente umana, è un’attività cognitiva. La fede in Dio è una necessità naturale dell’uomo.
L’ipotesi Dio è poi ‘più ragionevole’ di altre ipotesi, perché è fondata- ha scritto il grande teologo Ratzinger- su criteri di “ragionevolezza. La ragionevolezza di Dio costituisce un potente fattore di interazione tra ragione e fede. Non è quindi “ragionevole” considerare l’uomo nient’altro che il ‘prodotto’ di ‘errori casuali’. Credere in Dio infine vuol dire- d’accordo con Wittgenstein- dare un senso alla propria esistenza. Non è la scienza a operare l’enorme salto tra gli uomini e gli altri primati, ma è il pensiero, la sua capacità di pensare Dio”.