Ottava di Natale
Otto giorni prescritti per la circoncisione (Lc 2,16-21).
In quel tempo, i pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Mi piace molto ricordare l’evento che si celebrava prima della riforma liturgica: non la maternità divina di Maria che cadeva l’11 ottobre (il motivo per cui in quel giorno fu aperto il Concilio Vaticano II), ma la circoncisione di Gesù, che oggi andrebbe di nuovo sottolineata, soprattutto nel contesto del dialogo ebraico cristiano. È frustrante che proprio dopo il ristabilimento delle relazioni tra le due religioni, sia stato messo in ombra l’evento che sottolinea l’ebraicità di Gesù, un aspetto ormai imprescindibile per chi vuole ricostruire col metodo storico la sua vita. Tuttavia, Gesù non fu un ebreo ordinario, ma uno che dall’interno ha rivoluzionato il modo di essere credenti nel Dio d’Israele: sulla scia degli antichi profeti ha denunciato l’uso strumentale della religione e ha ricordato ai suoi contemporanei che non ci può essere culto vero a Dio senza la cura dei fratelli, senza la ricerca autentica della giustizia. Molti ebrei in quei giorni furono circoncisi ma si accontentarono di vivere in modo ripetitivo e sbiadito al loro fede. Lo stesso vale per chi è battezzato nel nome di Gesù: miliardi di cristiani vivono i riti della propria confessione cristiana ma il mondo non sembra averne beneficio per quanto riguarda il comandamento dell’amore, se ci sono anche alti esponenti religiosi che promettono il paradiso a chi va ad uccidere i propri fratelli di umanità e di fede religiosa nel paese confinante invaso. La memoria della circoncisione di Gesù ci permette di ricordare che lui è stato e rimane ebreo, fratello di tutti coloro che dei battezzati volevano sterminare nel cuore dell’Europa cristiana, ma anche che non basta avere i segni distintivi della fede, che sia la circoncisione o il battesimo, se poi non portiamo giustizia e speranza al mondo ma, anzi, contribuiamo in modo determinante alla sua distruzione e alla demolizione sistematica della dignità umana.
Don Michele Tartaglia