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Camillo D’Amico: “Sulla problematica cinghiale basta parole, ora servono e occorrono fatti”

L’annoso ed ancora irrisolto problema della numerosa, dannosa ed invadente presenza dei cinghiali nel territorio registra quotidiani interventi ad ogni livello senza che si delinei una soluzione incisiva e duratura. Ultima, in ordine di tempo, l’importante emendamento inserito ed approvato nella legge di bilancio del 2023 che consente abbattimenti e catture sia nei centri abitati che nelle aree di riserva; questa cosa rappresenta una rivoluzione ‘culturale’ perché apre la possibilità, a particolari condizioni ancora da definire e dettagliare così come le specie selvatiche interessate, di poter intervenire laddove sinora gli ungulati, in particolare, hanno potuto pascolare e fare danni d’ogni genere senza disturbo alcuno.

Sorprende la reazione di ambientalisti ed animalisti che, contrari a prescindere verso azioni decise ed incisive come sono la caccia ed il prelievo con la gabbie di cattura, ancora non sappiano proporre altrettante azioni, pur di natura diversa, che mirino al concreto risultato di ridurne drasticamente il numero.

Non volendo essere ripetitivo asserisco ancora una volta che le Istituzioni ad ogni livello senza il facile scaricabile e nel pieno rispetto delle competenze debbano agire in piena sinergia assumendo, ognuna, la responsabilità che gli compete.

Agire in fretta senza ulteriore perdita di tempo è la migliore risposta che si può dare alla collettività i cui cittadini sono ormai stanchi delle tante, troppe parole perché adesso occorrono fatti concreti e risoluti.

Gli agricoltori sono stanchi e fortemente delusi di vedere le loro produzioni depredate dai branchi di ungulati d’ogni specie (cinghiali, cervi, caprioli) ed i cittadini preoccupati nel vedere non risolta la questione che è sempre più un problema di natura sociale oltreché di sicurezza pubblica.

La caccia in ogni forma è un buon paliativo ma è nella cattura con le gabbie che si può avere un risultato più massiccio e duraturo i cui capi abbattuti possono poi alimentare la filiera della trasformazione con possibili ricadute occupazionali.

Il problema per utilizzare le gabbie di cattura sia nelle aree di riserva che, prossimamente, nei centri abitati è però subordinata ai pareri obbligatori dell’ Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

La lentezza nelle decisioni e la complessità burocratica per esprimere i pareri sono un freno alla velocità verso la quale la comunità tutta vorrebbe che le decisioni fossero assunte in concreto ed in tempi celeri.

Un caso di specie l’abbiamo nel nostro territorio dove, nella riserva regionale di Punta Aderci, il comune di Vasto pur avendo predisposto un attento e partecipato piano di prelievo con le gabbie di cattura, ancora ad oggi, non riceve il necessario parere di merito dell’ISPRA.

A mio sommesso avviso, con la popolazione di ungulati in costante aumento nell’area dunale a Vasto Marina dove necessiterebbe un intervento simile e medesimo prima dell’arrivo della prossima estate pena un reale pericolo per la sicurezza pubblica dei bagnati e frequentatori dell’attigua pista ciclabile e pedonabile, è urgente che il Sindaco Francesco Menna provvedda con soleriza assoluta ad attivare le procedure di contenimento.

A tutto questo poi si somma anche l’aumento, correlato al pericolo per le persone, dei lupi che rappresentano l’antitodo naturale dei cinghiali.

Quindi, non archi e frecce, ma caccia in ogni forma e modo oltre alle gabbie di cattura per un azione sinergica ed efficace per dare una risposta concreta ed immediata per una sensibile riduzione degli ungulati nel territorio.

Camillo D’Amico

 

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