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Vasto, vanno demolite le opere edilizie abusive dello Sporting Club

Vanno demolite le opere edilizie  abusive realizzate al Parco Muro delle Lame dalla società Sporting club, finite lo scorso mese di novembre nel mirino della Procura che ha disposto il sequestro  per il ristorante, la piscina ed il bar. A intimare l’abbattimento  e il successivo ripristino dello stato dei luoghi, entro il termine di 90 giorni,  è una ordinanza firmata dal dirigente del settore urbanistica e territorio, avvocato Luca Mastrangelo.

Il provvedimento arriva dopo una lunga istruttoria degli uffici tecnici che nel corso di un sopralluogo effettuato il 10 agosto 2022 avevano accertato l’esecuzione di una serie di interventi edilizi “in assenza di idoneo titolo abilitativo” consistenti nell’ampliamento dell’edificio  denominato Club House, tramite la realizzazione di una sala ristorante di 86 metri quadri, di terrazzamenti esterni utilizzati per il collocamento di tavoli e sedie a servizio del ristorante, di una piscina che la società Sporting club aveva qualificato come “vasca d’acqua” quale opera di arredo in giardino”.

Gli uffici tecnici comunali facevano altresì presente che l’area oggetto degli interventi edilizi è sottoposta a vincolo paesaggistico ed idrogeologico e che la zona interessata alle opere è classificata come “zona rossa”, cioè a pericolosità molto elevata. Veniva quindi notificata una diffida alla società Sporting club a demolire le opere abusive e a ripristinare lo stato dei luoghi. Diffida a cui gli avvocati Giuseppe Gileno e Paolo Nicola Muratore, in qualità di difensori  del legale rappresentante della società Paolo D’Amico,  rispondevano con una serie di controdeduzioni ed osservazioni.

In particolare i legali facevano presente che le opere contestate erano esattamente quelle poste a base del progetto di gara indetta dall’amministrazione comunale per l’affidamento in concessione degli impianti sportivi del Parco Muro delle Lame e che la società aveva avuto tutti i pareri favorevoli sia da parte della Soprintendenza archeologica, sia da parte dell’Autorità di Bacino.  A distanza di sei mesi dalla diffida e dopo ulteriori accertamenti tecnici da parte degli uffici comunali è arrivata l’ordinanza di demolizione che la società potrà  impugnare davanti al Tar entro il termine di 60 giorni.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

 

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