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“Li nume di ‘na vodde”, ecco la poesia di Luigi Fecondo

“Li nume di ‘na vodde” vuole essere una semplice introduzione ai soprannomi che hanno caratterizzano e caratterizzano da sempre il vissuto storico dei nostri bellissimi comuni e borghi di province e dintorni.
Li nume di ‘na vodde, è un richiamo ed una sfida, una vera e propria provocazione, affinché ogni contrada o comune di provincia si prenda la briga di far rinvenire tutti “i nomi di una volta” della propria comunità!
Spero che il gusto della ricerca e dell’approfondimento prenda il sopravvento sulla sterile critica fine a se stessa!
La ricerca e l’approfondimento de “Li nume di ‘na vodde” del proprio borgo o comune di nascita, è un modo simpatico e divertente di affrontare con la massima ilarità il nostro passato ed il nostro presente e proiettarci così nel futuro, con maggiore serenità e consapevolezza delle nostre radici storico-folckloristiche che da sempre ci contraddistinguono e ci rendono unici ed impareggiabili!
Buon ascolto e, buon divertimento!
Luigi Fecondo

LI NUME DI ‘NA VODDE

Nu temp’ assajie luntane, la genda paisane,

Purtave sopr’ a li proprjie spalle: nume, lumi e corna nu poche strane!

Ricch’ e puvirille, bbun’ e malaminde

S’aribbattizzavn’ a vicenda, indistindamende!

 

Ma st’usanz’antiche, ni ere nu mode solo pi ride o pi pija ‘ngire:

Lu vicine, lu luntane o lu furastire!

Ere ‘na bbon’usanze invece, p’arinnuminà e distinguere accuratamente,

Ugne pirsone di quartire, di cundrad’ e di paise:

‘Nghi particolari di reverenze e di duvizjie,

Era divindate oramjie ‘na ver’ e proprjia crjianze.

 

‘Nzomme.

Ugne sustandive sirvive pi discrive, pi capì e disignà: li pirson’ e li famijie ‘ndere!

Nu poche schirzose oppuramente nu poche ‘ngazzat’ e vindicative:

Li nume di ‘na vodde ti s’appiccicavne sopr’ a la pell’ e ‘ndi si staccavne cchiù.

 

Ugne prubbleme fisiche, bravure o struppijature di la pirsone,

Coma pure lu paese di nascita o di pruvinjienza,

Divindave ‘na bbon’ uccasjione e timbrà pi sempre la nova carte d’identità!

 

Ma la maggior parte di lì vodde,

Piaceve tant’ e facive surride a chi scriveve,

Ma sicuramente facive piagne e facive nu poche ‘ngazzà,

Chi la riciveve senza pijità…

 

E come lu vene bbone non invecchia mai e sta sempre dentr’ a li bbotta nuve,

Da padre a fijie, da pais’ a paise,

Tutte li nume di ‘na vodde,

Arimanevne ‘ngoll’all’ommine e li famijie pi tutta l’itirnità!

 

E si mo’ lu nome di’ na vodde ‘ndi piace addavere:

Acchiappte quess’ e ‘ngi pinzà!

Luigi Fecondo

 

***

 

Traduzione in lingua italiana.

I NOMI DI UNA VOLTA

Molto lontano nel tempo, le persone che vivevano nei villaggi,

Portavano sulle proprie spalle: nomi, lumi e corna un pochino strani!

Ricchi e poverelli, buoni e cattivi,

Si ribattezzavano a vicenda, indistintamente!

 

Ma quest’usanza antica, non era un modo solo per ridere o per prendere in giro il prossimo, ovvero:

Il vicino, il lontano o il forestiero!

Era una buona usanza invece, per rinominare e distinguere accuratamente,

Ogni persona di quartiere, di contrada e di paese:

Con particolari di reverenze e di dovizie,

Era diventato ormai una vera e propria educazione.

 

Insomma.

Ogni sostantivo serviva per descrivere, per capire e disegnare: le persone e le famiglie intere, per generazioni!

Un poco scherzose oppure un poco arrabbiate e perfino vendicative:

I nomi di una volta, ti si appiccicavano sopra alla pelle e non ti si staccava più.

 

Ogni problema fisico, bravura o storpiatura della persona,

Come pure il paese di nascita o di provenienza,

Diventava una buona occasione e timbrare per sempre la nuova carta d’identità!

 

Ma la maggior parte delle volte,

Piaceva tanto e faceva persino sorridere a chi scriveva,

Ma sicuramente faceva piangere e faceva un poco arrabbiare,

Chi la riceveva senza pietà lasciandolo senza respiro…

 

E come il vino buono non invecchia mai e deve stare sempre dentro alle botte nuove,

Da padre in figlio, da paese a paese,

Tutti i nomi di una volta,

Restavano appiccicate alle persone pe tutta l’eternità!

 

E se ora il nome di una volta non ti piace per davvero:

Prendilo lo stesso e… non ci pensare!

Luigi Fecondo

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