Si sono chiuse le indagini sulla morte di Franco Mancini, noto a tutti come “Franchino” morto la notte fra il 2 e 3 settembre 2021. Il procuratore capo della Procura di Vasto, Giampiero Di Florio ha chiesto il rinvio a giudizio per G.S., 30enne vastese, per omicidio preterintenzionale. Avrebbe provicato la morte del 50enne spingendolo fuori dal locale in cui si trovava.
“Con una manata al torace – sostiene la procura – avrebbe fatto perdere l’equilibrio a Franchino determinando la caduta all’indietro e il conseguente impatto della testa sull’asfalto. Subito dopo l’indagato ha sollevato Mancini da terra e lo ha accompagnato sul lato opposto della strada lasciandolo su una panchina nei pressi della quale il mattino successivo è stato trovato, soccorso e trasportato in ospedale in stato di coma a causa di una emorragia cerebrale massiva”.
Franco Mancini morì qualche ora dopo (otto ore dopo il ritrovamento e 12 ore dopo la caduta) alle 14 per arresto cardio respiratorio. La procura contesta a G.S. l’aggravante per aver commesso il fatto per futili motivi. Una conclusione contestata dalla difesa.
“I particolari sulla morte di Franco Mancini sono tanti ed è importante ricostruire cosa avvenne prima della manata e perchè ci fu la manata”, dice l’avvocato Antonello Cerella difensore di G.S.. “La videosorveglianza ci darà una mano. I filmati, così come i tabulati telefonici, scagionano il mio assistito. Il mio cliente non ha colpito la vittima, né mai avrebbe voluto fargli del male. La sua è stata una pacca amichevole”.
La sequenza che ha portato alla morte di Franco Mancini è stata più volte controllata dalla polizia e le telecamere “hanno ripreso Franchino che si avvicinava al 30enne che lo ha respinto una prima volta. Franchino però si è riavvicinato ancora che lo ha scansato e la seconda spinta ha fatto cadere Franco Mancini che ha battuto la testa. Il trentenne, aiutato da altre persone che erano sul posto (una ragazza ha prestato i primi soccorsi) hanno aiutato Franchino a rialzarsi e a sedersi. La spinta è stata leggera. Lo conferma il fatto che sul corpo non sono stati trovati segni”.
Il trentenne indagato lasciò Vasto Marina alle 3. A quell’ora Franchino era seduto e vivo. “E importante anche stabilire cosa avvenne dalle 3 alle 7″, dice Cerella.
La famiglia della vittima è assistita dall’avvocato Massimiliano Fiore.
Paola Calvano