Wwf e Legambiente si aspettano una bocciatura del progetto. Ma per sapere se i giudici amministrativi metteranno fine all’annoso contenzioso fra la Escal di Manfredonia che vuole realizzare un impianto per la produzione di leganti idraulici (cemento) nella fascia di rispetto della riserva di Punta Aderci e le due associazioni ambientaliste bisognerà attendere il prossimo 30 novembre.
Nel frattempo i giudici di Palazzo Spada a Roma – che nella camera di consiglio dell’11 maggio scorso hanno riunito gli appelli – hanno sospeso l’efficacia delle sentenze emesse dal Tar di Pescara. Secondo il Consiglio di Stato “appare dubbia” la necessità di una nuova Vinca (valutazione di incidenza ambientale) per il contestato cementificio che la ditta di Foggia vuole realizzare.
“Il Consiglio di Stato ha colto le criticità da noi rappresentate, sospendendo le sentenze del Tar di Pescara”, commenta Filomena Ricci, presidente regionale del Wwf che insieme a Legambiente sta portando avanti da cinque anni la battaglia contro il cementificio nella fascia di rispetto della riserva di Punta Aderci.
“Questo ci fa pensare che la sentenza definitiva dovrebbe andare nella direzione che noi auspichiamo”, aggiunge Giuseppe Di Marco, presidente regionale di Legambiente, “ovvero quello di una definitiva bocciatura di questo vecchio progetto che non è piu coevo con i nostri tempi. Se proprio ne dobbiamo discutere ci aspettiamo una proposta nuova formulata nell’ottica di un industria green”.
L’ordinanza del Consiglio di Stato – Luigi Carbone presidente, Francesco Gambato Spisani, consigliere estensore – riassume in dodici pagine l’annosa querelle sul cementificio iniziata nel 2018 quando Wwf e Legambiente presentarono ricorso contro il parere favorevole rilasciato dall’allora dirigente comunale Stefano Monteferrante. Nel luglio 2020 il Tar accolse il ricorso delle due associazioni ambientaliste e annullò il parere favorevole sul presupposto che era stato rilasciato omettendo di acquisire il parere del Comitato di gestione della riserva di Punta Aderci, ritenuto obbligatorio e vincolante.
La stessa sentenza evidenziava la necessità di tener conto del cosiddetto “effetto cumulo” fra il progetto della Escal e le aziende già esistenti nella zona industriale di Punta Penna. La società ha impugnato questa sentenza davanti al Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso e ribadito la necessità di acquisire il parere del Comitato di gestione. Nel frattempo il contenzioso è andato avanti e la Escal ha impugnato anche il provvedimento del Commissario ad acta nominato dal Tar, nella persona di Maurizio Formichetti, funzionario della Prefettura di Chieti, che prese atto del parere negativo del Comitato di gestione.
Anna Bontempo (Il Centro)