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Ronzitti: “Ora un’indagine sui cattivi odori”

I miasmi di Punta Penna dovrebbero essere oggetto di una indagine giudiziaria, perché siamo di fronte ad esalazioni moleste, cioè ad un reato penale”. Vincenzo Ronzitti, ecologo ed ex direttore Arta, ribadisce la posizione già espressa durante l’incontro convocato nei giorni scorsi in Comune dal sindaco Francesco Menna e manifesta perplessità sulle soluzioni prospettate in quella sede: dalla centralina fissa, al progetto Nose dell’Arta, passando per la sperimentazione proposta da Legambiente per le aree protette.

Per l’esperto sarebbe di gran lunga meglio mettere in piedi un coordinamento fra i diversi soggetti preposti e confrontarsi su dati ed informazioni già disponibili sui cicli produttivi delle aziende della zona industriale di Punta Penna. E’ da lì che provengono i cattivi odori che negli ultimi tempi si sono estesi anche alle aree centrali della città.

Stiamo parlando di un fenomeno che và avanti da 18 anni”, attacca Ronzitti, “si tratta di eventi spot, cioè che non sono continuativi, ma che provocano malessere e fastidi. Sono esalazioni moleste, quindi perseguibili penalmente. Ritengo che sia necessaria una indagine giudiziaria. Non so se è mancata, di sicuro non ne abbiamo notizia. Nella riunione in Comune si è parlato di rifiuti e di cattivi odori provenienti dal depuratore. Ho sentito anche dire che, in coincidenza con le esalazioni, è stata rinvenuta sulle macchine una polverina gialla: sarebbe stato sufficiente prelevarla e farla analizzare. Poteva essere utile. Le cause potrebbero essere diverse”, continua l’ecologo, “introduzione di nuove sostanze nel ciclo produttivo, impianti di abbattimento temporaneamente intasati o che non stanno funzionando bene, oppure un errore nella lavorazione di una materia prima. Possono essere più fattori riconducibili ad una sostanza irritante”.

Nel corso dell’incontro sono state prospettate alcune soluzioni: l’installazione di una centralina fissa, il progetto Nose dell’Arta e la sperimentazione di Legambiente per il monitoraggio della qualità dell’aria nelle aree protette.

Una centralina fissa è utile e necessaria, ma potrebbe essere non sufficiente perché la scelta della ubicazione potrebbe non essere quella giusta”, riprende Ronzitti, “il progetto Nose dell’Arta non è altro che una App. La telefonata viene sostituita da una segnalazione anonima che attiva un prelievo da remoto, ma tra l’evento e il successivo risultato c’è un tempo di latenza. Se così fosse, e spero di sbagliarmi, sarà ben difficile risalire alla fonte delle esalazioni. Lo stesso progetto proposto da Legambiente non nasce per dare una risposta alle emissioni odorigene, ma per il monitoraggio della qualità dell’aria nelle aree protette. Plaudo a questa iniziativa, ma ci sono i soggetti istituzionali preposti”.

E poi la necessità di un coordinamento. “Abbiamo in campo diversi soggetti istituzionali”, aggiunge l’ecologo, “l’Arta, la commissione di valutazione ambientale del Comune, il comitato di gestione della riserva di Punta Aderci. Sarebbe ora che – e lo deve fare il comune – di mettere insieme una specie di coordinamento fra questi soggetti che devono collaborare, al di là delle esalazioni, dialogare e trovare la soluzione migliore”.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

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