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Maxi risarcimento per il Dottor Ugo Aloè, il medico vastese che lotta per la realizzazione della Emodinamica

Due Asl abruzzesi condannate ad un maxi-risarcimento danni per responsabilità dei medici e delle strutture ospedaliere che hanno avuto in cura un paziente colto da arresto cardiocircolatorio e che, se soccorso in maniera più tempestiva, avrebbe riportato un danno meno grave.

E’ di questo tenore la sentenza emessa dal Tribunale di Vasto che ha condannato la Asl Lanciano Vasto Chieti e quella di Teramo al pagamento in solido di circa 700 mila euro a titolo di risarcimento danni al dottor Ugo Maria Aloè, noto medico vastese che per molti anni ha lavorato al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Vasto e che dopo la sua disavventura ha lanciato in città una campagna di sensibilizzazione per la realizzazione di una sala di Emodinamica al San Pio da Pietrelcina di Vasto, raccogliendo oltre 15mila firme.

La vicenda del medico vastese è stata ricostruita dal Tribunale di Vasto, nella persona del Dott. Tommaso David, nelle oltre trenta pagine della sentenza depositata nei giorni scorsi che accoglie in larga parte il ricorso presentato dai suoi legali, lo studio legale Adencore di Roma, nella persona dell’avvocato Giacomo Cerullo, e del collega Arnaldo Tascione.

L’odissea del dottor Aloè iniziò il 27 marzo 2008, quando venne colto da arresto cardiocircolatorio mentre, di ritorno dal lavoro, percorreva alla guida della propria autovettura corso Mazzini. Soccorso dai sanitari del 118, veniva trasportato tempestivamente all’Ospedale di Vasto e sottoposto agli accertamenti del caso, all’esito dei quali veniva trasferito nel Centro Hub – Unità di Rianimazione Cardiochirurgica dell’Ospedale di Teramo.

Negli anni successivi – dal giugno 2008 al 2017 –  subì diversi ricoveri per alcuni interventi chirurgici che, tra le varie conseguenze, provocarono un anticipato pensionamento rispetto all’età stabilita per legge. 

“Se si fosse intervenuto in maniera più tempestiva il paziente avrebbe riportato un danno meno grave”: a queste conclusioni sono giunti i consulenti tecnici d’ufficio (Ctu) – Proff.ri Giorgio Bolino e Eugenio Caradonna – che confermarono le risultanze peritali di parte, rilevando “che dalla documentazione si può evincere la responsabilità  di tutti i soggetti responsabili del trasferimento del paziente (cioè i medici dell’Ospedale di Vasto) , ma anche di quelli che lo rivalutarono e contribuirono ad eseguire con tardività l’angioplastica (i medici di Teramo)”.

In pratica l’intervento, stando a quanto si legge nella sentenza, “venne eseguito circa sette ore dopo l’infarto, così disattendendo le linee guida internazionali del 2003, ancora vigenti, secondo cui il paziente avrebbe dovuto essere trattato entro i primi 120 minuti dalla comparsa dei sintomi, con tutte le conseguenze in termini di sofferenze, terapie ed interventi a cui si è dovuto sottoporre”. 

La sentenza presenta non pochi profili di rilievo anche dal punto di vista giuridico quanto all’interpretazione della nuova normativa in tema di responsabilità medica, in adesione alla prospettazione resa dai difensori del Dott. Aloé che, pur non rilasciando dichiarazioni ufficiali, manifestano particolare soddisfazione per l’accoglimento delle proprie istanze.

Da quella disavventura il medico vastese è riuscito, in ogni caso, a trovare la forza per portare avanti la sua battaglia a favore della sala Emodinamica, di cui l’Ospedale di Vasto è a tutt’oggi privo.

(IL CENTRO)

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