Me li ritrovo tutti i giorni in mezzo agli ombrelloni. I clienti scappano. La situazione non è più gestibile”. Sbotta così Generoso Leonzio, titolare del Lido Miramare lungo la riserva naturale Marina di Vasto, dove i cinghiali sono ormai una presenza fissa tra sedie a sdraio e lettini. Sia di giorno che di notte.
“E’ una situazione non più gestibile”, racconta Generoso, conosciuto in città con lo pseudonimo di Gigi sport, “tutti i giorni me li trovo in mezzo agli ombrelloni, defecano e lasciano una puzza incredibile. I clienti scappano per la paura. Sulla pista ciclabile sempre nella mia zona le persone non portano più i loro bambini per la paura di essere aggrediti. Và sempre peggio, non se ne può più”.
Il balneatore invoca interventi, al pari degli altri imprenditori che hanno le loro attività in quella zona, ma trattandosi di un’area protetta le misure di contenimento devono essere particolarmente oculate.
Lo stabilimento balneare di Generoso si trova infatti nella riserva Marina di Vasto dove il piano triennale di gestione e controllo della popolazione di cinghiali redatto dal biologo Fabio De Marinis ne ha censiti 41, dato numerico contestato dal docente universitario Andrea Mazzatenta che propone altre soluzioni per ridurre il conflitto antropico. De Marinis, il professionista incaricato dall’amministrazione comunale, ha analizzato il fenomeno in tutti i suoi aspetti in un dossier di 84 pagine, dove ha anche elencato una serie di interventi per contenere il numero di ungulati che vanno dalle catture agli abbattimenti “fino ad arrivare ad una densità-soglia che sia ritenuta accettabile dalle componenti sociali e sostenibile da un punto di vista ambientale”.
Il piano triennale ha ottenuto il parere favorevole dell’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), che pur condividendo lo studio redatto da De Marinis, ritiene che si debbano adottare misure più drastiche per eliminare il maggior numero possibile di esemplari e per evitarne il ritorno. L’indicazione dell’Istituto romano è quella di un forte contenimento degli ungulati presenti nelle aree protette per evitare la diffusione della peste suina.
Anna Bontempo (Il Centro)