Un anno almeno di proroga del Superbonus e sblocco immediato dei crediti incagliati. Sono le misure che il mondo delle imprese di costruzione del Teramano invia al mondo della politica, perché in assenza di scelte immediate potrebbe innescarsi nel Paese un’autentica “bomba sociale” e una crisi di sfiducia senza precedenti tra lo Stato, i cittadini e le imprese. Confronto questa mattina a Teramo, nell’aula consiliare della Provincia, tra le imprese edili e i parlamentari abruzzesi: un appello unitario, quello formulato da CNA Costruzioni, Ance ed Aniem, cui tuttavia hanno risposto “presente” solo in tre, e per giunta tutti esponenti dell’opposizione. Ovvero il deputato Luciano D’Alfonso, del Pd, il collega senatore Michele Fina, e la pentastellata Gabriella Di Girolamo, che siede anch’ella a Palazzo Madama. Assenti, al contrario, tutti gli esponenti di maggioranza, che pure erano stati raggiunti nei giorni scorsi dall’invito a partecipare.
In Abruzzo – è stato ricordato nei lavori aperti dal presidente di CNA Costruzioni Teramo, Alfredo Martinelli «ci sono più di un miliardo di crediti incagliati, con circa 10mila famiglie coinvolte e 1.500 imprese. La consistenza dei crediti bloccati, vicina al 30% del totale, sta mettendo in crisi migliaia di imprese. Ed è per questo che il Governo deve trovare rapidamente una soluzione per disinnescare un’autentica bomba economica e sociale, generata da una serie di provvedimenti normativi che hanno alimentato confusione e profonda incertezza». Un concetto, quello che in assenza di misure si inneschi una crisi devastante, più simile a una bomba sociale, è stato ribadito negli interventi di Enzo Iervelli dell’Ance e Augusto Marcozzi dell’Aniem: «Arrivare a fine mese – ha ammonito quest’ultimo – diventa sempre più difficile per tante nostre imprese: non possiamo essere lasciati da soli in un momento così delicato».
Nel confronto moderato dal direttore della CNA di Teramo, Federico Scardecchia, dopo il saluto istituzionale del presidente della Provincia di Teramo, Camillo D’Angelo («Servono interventi strutturali sul patrimonio edilizio italiano, e il blocco del Superbonus che pure è stato rallentato per mesi da meccanismi farraginosi e continue modifiche, certo non serve») la parola è passata alle forze politiche. Per D’Alfonso, «si tratta adesso di agire su più fronti, riaprendo un confronto non pregiudiziale tra forze di governo e opposizione sul Superbonus: «Va decennalizzata la misura, occorre prevedere una partecipazione più consistente dei proprietari, va data assoluta priorità all’anzianità dei fabbricati come criterio di precedenza, perché è sotto gli occhi di tutti il rischio che il nostro Paese corre in materia sismica, e non si può intervenire sempre e solo ad emergenza avvenuta». Per Di Girolamo, «spiace constatare l’assenza dei colleghi di maggioranza, nonostante qui si rischi per davvero il crac di migliaia e migliaia di imprese: il problema deve essere riportato in aula al più presto», mentre Fina ha insistito sia «sulla urgenza di agire intanto e subito sul nodo dei crediti incagliati», sia sulla necessità di «ristabilire regole di certezza del diritto, mentre al contrario si è scelto di intervenire in corso d’opera sul Superbonus, generando una crisi di sfiducia gravissima tra lo Stato e i cittadini». Dopo gli interventi dalla platea dei presenti dell’ingegner Gaetano Cicioni («Girano numeri sul Superbonus che non rispondono alla realtà, con l’Iva lo Stato ha incassato introiti imponenti») e del vice direttore regionale di CNA Abruzzo, Silvio Calice («Nei mesi scorsi abbiamo assistito a cose incomprensibili, come lo stop imposto dalla sera alla mattina dal Governo alla Regione Abruzzo, che stava presentando un disegni di legge per cercare di sbloccare parte dei crediti incagliati»), è toccato al presidente provinciale della CNA teramana, Bernardo Sofia, trarre le conclusioni: «Non è possibile cambiare le carte in corso d’opera, mettendo in grave difficoltà imprese e cittadini. Oltretutto, le immagini terribili che in queste ore ci consegna il terribile terremoto del Marocco, dopo quelli devastanti subiti dal nostro territorio in passato, ci dicono che il recupero e l’efficientamento del nostro patrimonio edilizio non si possono rinviare». La parola d’ordine, dunque, è agire ed agire in fretta: prima che sia troppo tardi.