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La Sabino verso nuove produzioni, 70 dipendenti in attesa dei sussidi

Istituzioni e sindacati sono impegnati a garantire un futuro lavorativo ai settanta dipendenti della Sabino Esplodenti. La riconversione appare la strada migliore. Lo stabilimento, che si occupa di azioni di demilitarizzazione di munizioni ed esplosivi, è chiuso dal 13 settembre, giorno in cui hanno perso la vita tre dipendenti ( Giulio Romano , Fernando Di Nella e Gianluca De Santis) per lo scoppio di una granata.

L’inchiesta giudiziaria è solo all’inizio. Ci vorrà tempo per ottenere il dissequestro. La speranza è che l’Inps dia al più presto parere positivo alla cassa integrazione. Tre anni fa dopo la prima tragedia lo sblocco arrivò dopo due mesi. Questa volta è più difficile.

La Regione sta portando avanti un confronto insieme con Confindustria. Non va dimenticato che nel 2020 l’istituto di previdenza aveva negato la concessione della cassa integrazione in quanto in corso di svolgimento un’inchiesta penale e solo dopo lunghe trattative la situazione si sbloccò facendo leva sul fatto che la complessa inchiesta giudiziaria richiedeva tempi di chiusura molto lunghi . Il sindaco di Casalbordino, Filippo Marinucci, ha ricontattato le istituzioni per ottenere la copertura della cassa integrazione, ma non solo. L’impegno di Marinucci punta ad ottenere la riconversione dell’azienda e il riassorbimento dei lavoratori in un’attività più sicura.

Sulla vicenda il quotidiano dell’Abruzzo Il Centro ieri ha sentito anche il consigliere regionale Manuele Marcovecchio.

La questione comunque è complessa e complicata, la Sabino esplodenti svolge un’attività ad alto rischio rispetto alla quale sussistono delle oggettive lacune normative in materia di tutela della sicurezza dei lavoratori. E’ necessario un intervento del Governo per sanare il deficit legislativo, atteso che l’attività di disinnesco e bonifica degli esplosivi è di interesse nazionale. Diversamente si determinerebbe semplicemente una delocalizzazione del rischio per i lavoratori, senza dare una risposta vera alla questione sicurezza . Il livello istituzionale del confronto deve essere elevato a quello governativo e non solo territoriale e regionale. E’ necessaria un’opera di sensibilizzazione della Regione che deve farsi carico anche di azioni di salvaguardia dei livelli occupazionali”. 

Paola Calvano

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