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Superbonus, la rabbia delle imprese: dal Parlamento solo parole

«Avevamo chiesto, insieme alle altre organizzazioni d’impresa, una fuoriuscita ordinata dal Superbonus: e invece è arrivata dal Parlamento una risposta insufficiente, pasticciata, talvolta perfino contraddittoria rispetto al principio fissato dalla legge – ovvero il miglioramento della classe energetica – poco comprensibile, limitata solo alla fasce di reddito più basse, che ben poco aiuto arrecherà alla soluzione della vicenda, con la conseguenza che dal 1° gennaio prossimo la chiusura di molti cantieri sarà davvero problematica, favorendo anche improvvisazioni per accelerare gli stati di avanzamento dei lavori al 31 dicembre». Lo afferma il direttore regionale di Cna Artigiani d’Italia, Silvio Calice, che è anche il responsabile del settore delle costruzioni, secondo cui già nei giorni scorsi «avevamo espresso profonda delusione per l’assenza di risposte nella legge di bilancio, e chiesto contemporaneamente una proroga limitata nel tempo dello stato di avanzamento dei lavori, circoscritta ai condomini che stanno ultimando i lavori, circa 25mila, centinaia delle quali in Abruzzo. Condomini che verosimilmente non potranno completare i propri interventi, con effetti drammatici su imprese e famiglie, e soprattutto la prospettiva concreta dell’avvio di migliaia e migliaia di contenziosi legali. La quantità di crediti incagliati è talmente ampia da non lasciare intravvedere molto altro: la politica, dunque, si è comportata in modo irresponsabile».

In sostanza, ricorda Calice, «la tanto invocata exit strategy non c’è stata, nonostante le molte parole spese in tal senso da alcune forze politiche di maggioranza, volte a rassicurare il mondo delle imprese e le famiglie: con il risultato che la montagna ha partorito un topolino, mettendo a rischio davvero la sopravvivenza di migliaia di imprese dell’intera filiera».

Di particolare gravità a detta della Cna, al di là della mancata proroga, la questione legata alla cessione dei crediti: «Nessuna misura è stata decisa in tal senso, nonostante il blocco sia in corso da mesi e mesi e sotto gli occhi della politica: un ulteriore elemento di gravità, difficilmente compensabile con misure alternative pur apprezzabili come quelle legate alla legge della Regione Abruzzo».

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