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Paolucci su lavoro e Zes: “Dalla Regione solo chiacchiere dopo cinque anni di inerzia”

“Su Zes e occupazione la Regione fa solo spot: rispondendo dopo un mese all’allarme del comparto industriale lanciato da Confindustria sull’unificazione delle Zes voluta dal Governo, che colloca l’Abruzzo nel calderone del Meridione con regioni che hanno vantaggi superiori dei nostri e impiegando adesso fondi rimasti fermi per cinque anni per favorire l’occupazione. In entrambi questi strategici settori le azioni importanti sono al palo: dall’aggiornamento della Carta aiuti Zes che rende operativo il contributo, alla legge quadro sul lavoro, sulla parità salariale, formazione e azioni strutturali anche sull’industria che servirebbero a creare vere e durature opportunità per lavoratori e imprese. Il rischio di tornare indietro anni c’è e la Regione lo ignora, lo confermano le difficoltà del comparto industriale e i dati drammatici diffusi dalla CGIL abruzzese sulla crescente condizione di povertà di quasi 10.000 famiglie abruzzesi, che avrebbero richiesto una risposta seria, impegnativa e coerente da parte della Giunta. Ad oggi non si intravede il barlume di un reale cambio di passo con le new entry nell’esecutivo”, così il capogruppo Pd in Consiglio regionale Silvio Paolucci commenta l’attività dell’assessorato regionale al Lavoro e Attività produttive.

“L’assessore Magnacca oggi ammette che sulle Zes attende indicazioni da Roma, dunque che la Regione è rimasta ferma, praticamente alla vigilia della scadenza del 15 novembre, data entro cui le imprese in area Zes devono realizzare gli investimenti su cui chiedere i benefici e lo devono fare senza peraltro sapere se la misura sarà rifinanziata negli anni a venire – incalza Paolucci -. Non solo, l’Abruzzo non è stato capace di chiedere al Ministro dei fondi bloccati per le aree industriali più importanti e c’è il rischio di avere sconti fiscali minori perché con la Meloni le risorse sono fissate e devono bastare per tutte le domande ricevute. Questo sempre se le richieste saranno in adesione alla Carta degli aiuti, un altro pasticciaccio che potrebbe riservare brutte sorprese e solo la semplificazione amministrativa ma non quella fiscale ai richiedenti, perché sulle zonizzazioni stanno affiorando parametri impazziti.

Quindi, la Regione fa solo chiacchiere. Come d’altronde capita anche per le tematiche inerenti il lavoro. Dall’agosto scorso le misure che hanno sostituito il reddito di cittadinanza (assegno di inclusione e il supporto alla formazione e al lavoro), non hanno risolto il problema. E per migliaia di persone senza lavoro si è aperto anche il baratro dell’umiliazione e dell’indigenza. Rispetto al dato nazionale l’Abruzzo vive una condizione addirittura peggiore, perché il numero dei beneficiari del RdC in un anno si è dimezzato. A questa situazione, l’assessora risponde col bando del Programma GOL “Ricollocazione Collettiva” che non crea nuova occupazione, ma cerca di mantenere posti di lavoro minacciati da crisi aziendali. Il bando investe 635.000 euro con singoli finanziamenti a ogni attività pari a 65.000 euro: ciò significa che potrebbero beneficiarne non più di una decina di iniziative in Abruzzo! Risposta ridicola rispetto alla dimensione del problema. Soprattutto se paragonata all’incapacità di spendere le enormi risorse strutturali europee disponibili, per cui l’Abruzzo è da anni maglia nera.

Azioni strategiche come le politiche attive e passive del lavoro, la formazione, gli investimenti per le imprese ad oggi non sono state né presentate, né programmate. Il recruiting day fatto con i Centri per l’impiego potrebbe essere una cosa buona, se però fosse inserito in un contesto in cui sia normale incrociare domanda e offerta, non un risultato eccezionale, come accade dopo cinque anni di centrodestra, che ha lasciato sotto organico i CPI, alle prese anche con le misure di sostegno ai disoccupati. Stesso dicasi degli otto milioni aggiuntivi da elargire alle piccole e medie imprese per i progetti all’innovazione: la novità è che oggi si annuncia in pompa magna l’ennesimo scorrimento di una graduatoria peraltro esigua rispetto al numero di aziende abruzzesi! Ma quali sono le politiche attive precedenti e, soprattutto, quali quelle per il futuro?”

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