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Cinghiali nelle Riserve, il flop delle gabbie

L’obiettivo di ridurre  la presenza degli ungulati nelle aree protette è ancora lontano. Dai dati relativi alla cattura dei cinghiali nelle due riserve di Vasto, trasmessi dalla Cogecstre all’assessorato comunale all’ambiente e all’Ispra, vengono fuori numeri davvero irrisori: 28 ungulati a Punta  Aderci su 134 censiti e neanche uno a Marina di Vasto dove ne sono stati conteggiati 14. All’interno delle due aree protette sono state posizionate delle gabbie con delle esche per attirare gli animali. Una modalità contestata, che il  Comune sta attuando in conformità al  piano triennale di monitoraggio e controllo redatto dal biologo Fabio De Marinis.

“I fatti ci danno ragione”, attacca il professor Andrea Mazzatenta, docente di Neuroscienze alla Università D’Annunzio, “come avevo già spiegato in passato tutte le attività che si stanno ponendo in essere dalle nostre parti sono già state sperimentate in altre realtà e si sono mostrate fallimentari, oltre ad aver arrecato anche un danno economico. A Vasto Marina le catture sono state pari a zero, a Punta Aderci sono stati catturati invece 28 cinghiali. Questo ha comportato una spesa di circa 30mila euro, pari ad un costo di mille euro ad animale. Il problema è stato risolto? Ovviamente no, perché si tratta di metodi che si sono già rivelati fallimentari, come abbiamo dimostrato anche in un recente convegno a Castel del Monte, alla presenza del vice presidente della Regione Abruzzo, Emanuele Imprudente”.

Secondo il docente universitario  “il problema non và affrontato in questo modo, soprattutto nelle nostre zone, dove la copertura di parchi e riserve corrisponde all’1% del territorio, tra l’altro molto antropizzato. Non è possibile che questo 1% sia serbatoio di cinghiali. Bisogna mettersi in testa che il problema non sono le riserve, ma è tutta la gestione di questa fauna, completamente sbagliata perché basata sull’abbattimento  e su tecniche barbariche, inutilmente violente e con notevole sperpero di denaro pubblico. Sarebbe stato meglio dare quei soldi agli agricoltori che hanno subito danni, invece di buttarli nella macelleria messicana.”

Di tutt’altro avviso l’amministrazione comunale, convinta che il piano triennale di monitoraggio e controllo sia la risposta adeguata per ridurre il numero degli ungulati nelle riserve. Numero che, peraltro, era già sceso in maniera fisiologica se si considera che l’ultimo censimento effettuato da De Marinis aveva accertato la presenza di 134 ungulati a Punta Aderci (a fronte dei 235 censiti inizialmente) e 14 nella riserva Marina di Vasto, a fronte dei 41 censiti nel 2023.

Riprenderemo a settembre con le gabbie e la teleselezione”, annuncia l’assessore all’ambiente Gabriele Barisano, “il piano di monitoraggio ce lo consente, ma stiamo ancora valutando”.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

 

 

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