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Cinghiali, Arcicaccia boccia la cattura fatta con le gabbie

“Non danno risultati, costano tanto e non assicurano il benessere animale”. L’ Arcicaccia provinciale boccia senza mezzi termini le gabbie utilizzate dal Comune per la cattura dei cinghiali nelle riserve naturali di Punta Aderci e Marina di Vasto. Sono 28 finora gli ungulati presi con questo sistema, individuato dal piano di monitoraggio e di controllo redatto dal biologo Fabio De Marinis, il professionista incaricato dall’amministrazione comunale.

Il dato, trasmesso dalla Cogecstre di Penne all’assessorato comunale all’ambiente e all’Ispra, si riferisce però alla riserva di Punta Aderci dove sono stati censiti 134 cinghiali, mentre per Marina di Vasto non è stato catturato neanche un esemplare sui 14 conteggiati.

La modalità, già contestata dal professor Andrea Mazzatenta, docente di fisiologia alla Università D’Annunzio, viene ora aspramente criticata anche dall’Arcicaccia provinciale attraverso il suo presidente Angelo Pessolano.

“Siamo nettamente contrari alle gabbie per una serie di ragioni: non danno risultati, costano tanto e non assicurano il benessere animale”, attacca Pessolano, “hanno catturato prevalentemente cuccioli e abbiamo il sospetto che l’abbattimento sia avvenuto già all’interno delle gabbie. C’è poi il capitolo relativo ai danni che, a nostro avviso, sono sovradimensionati perché mancano i controlli e la Regione è totalmente assente. La gabbia non è una metodica valida, ci sono altri sistemi. Occorre a nostro avviso predisporre un censimento vero, reale e procedere alla redazione di un piano di abbattimento serio”, sostiene il presidente provinciale di Arcicaccia che nelle scorse settimane ha presentato un esposto alla Procura e ai carabinieri forestali su un episodio accaduto nella riserva di Punta Aderci.

“A due guardie giurate volontarie è stato impedito di controllare la gabbia di cattura posizionata su un terreno senza recinzioni e con accesso che non prevedeva in alcun modo il passaggio su colture agrarie”, racconta Pessolano, “avevamo il dovere di effettuare il controllo basato semplicemente sulla visione della gabbia, ma ci è stata negata la possibilità di effettuare un sopralluogo per controllare le caratteristiche della gabbia e se all’interno erano presenti animali in stato di stress. Per evitare inutili discussioni abbiamo optato per non insistere sul controllo, comunicando alle persone interessate che la loro imposizione avrebbe avuto delle conseguenze”.

Critiche che non scalfiscono più di tanto l’amministrazione comunale che continua dritta per la sua strada nel tentativo di ridurre il numero di ungulati nelle riserve. La cattura con le gabbie e la teleselezione riprenderanno a settembre.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

 

 

 

 

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