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A Arianna Melle e Sibilla Simoncelli il “Premio Avv. Valentino Brunetti”: il saluto dell’Ordine degli Avvocati di Vasto

La cerimonia di consegna del “Premio Avv. Valentino Brunetti” conferito agli studenti del Liceo Classico che hanno conseguito la maturità 2024 con il voto massimo, si è svolta martedì 24 settembre, alle ore 16, nell’Auditorium del Liceo Artistico a Vasto. Hanno ritirato il premio Arianna Melle e Sibilla Simoncelli, le quali hanno superato gli esami di Stato con la votazione di 100 e lode.

  “E’ una iniziativa che ci onora”, è stato il commento del dirigente scolastico Anna Orsatti. Che, aprendo i lavori dell’evento, ha espresso sentimenti di gratitudine verso i genitori di Valentino per un evento che ci commuove e che rappresenta un alto valore sociale,  pedagogico ed etico.  Hanno portato i saluti dell’Ordine degli Avvocati di Vasto Alida Paladino compagna di liceo di Valentino e Gaia Stivaletta le quali hanno sottolineato come i genitori di Valentino siano da ammirare per la forza con cui hanno trasformato il dolore in qualcosa di costruttivo.

Quest’anno, c’ è stato dunque il sorpasso delle donne, fatto che “conferma- ha dichiarato il professor Guido Brunetti, il papà di Valentino, nella sua densa e raffinata relazione- le nuove, grandi scoperte delle neuroscienze”.

“Fin dall’antichità, scienziati, filosofi e medici hanno teorizzato l’inferiorità biologica e mentale delle donne. Teorie risultate di estrema superficialità e prive di validità scientifica. E’soltanto alla fine del Novecento che le ricerche neuroscientifiche dimostrano che il cervello di donne e uomini è unico e diverso. Non esistono due cervelli uguali. Ci sono sistemi intellettivi, mentali ed emotivi difformi a partire dallo sviluppo fetale. C’è una grande varietà di diversità funzionali e genetiche. L’intelligenza quindi non è prevalente in uno o nell’altro sesso. La donna non è pertanto inferiore all’uomo”.

Cervello maschile e femminile, ma perché i nostri cervelli si prendono cura dei propri cari?

“La pratica di onorare i propri cari scomparsi- spiega l’umanista-scienziato- è antica come l’uomo. Nel mondo greco e in quello romano, come attestano Sofocle, Eschilo, Omero, Cicerone e Plinio, questa usanza era ritenuta di fondamentale importanza”.

“Il dolore è un mistero. La perdita di un figlio è dolore e rabbia, una ferita irrisolta, che consuma il corpo e la mente, un’esperienza devastante, che rompe il ritmo dell’esistenza e frantuma la speranza che i suoi sogni possano sbocciare per non finire mai. E’ la scoperta definitiva della crudeltà della vita, certificando in tal modo la sconfitta della ragione incapace di spiegare un tale dolore”.

Circa l’origine del prendersi cura di sé, dei figli e degli altri, Brunetti rileva che “recenti ricerche dimostrano che ci sono aree cerebrali legate alla cura dei propri piccoli e alla cura degli altri. L’esempio più straordinario e meraviglioso è il miracolo dell’istinto materno. La sinfonia affettiva della maternità rappresenta uno dei grandi doni della Natura. Tra la madre e il suo piccolo si accende un’incantevole danza di emozioni. I loro sguardi illuminano la dimensione sacrale dell’umanità. Una condizione che “genera benessere fisico e mentale dovuto anche alla produzione di sostanze definite sostanze del piacere e della felicità, come dopamina, ossitocina e altri oppioidi”.

Questi meccanismi del cervello sono stati rilevati anche negli animali, con i quali condividiamo la maggior parte dei nostri geni e dell’architettura del cervello. Evidenze scientifiche hanno indicato che le formiche raggiungono forme di altruismo superiori a quelle degli esseri umani.

Nel dolore- chiediamo- si possono incontrare tante forme di umanità. E’ così?

“Il cervello è la struttura più straordinaria e meravigliosa del creato conosciuto. Consta del neocervello, la struttura più nobile e del cervello del rettile legato agli istinti primordiali, alla malvagità. La persona umana per la scienza è una combinazione di bene e male, egoismo ed altruismo, eros e thanatos, miseria e nobiltà, odio, invidia e crudeltà, distruzione e autodistruzione, bontà e malvagità.  Una malvagità perversa e malata, senza ritegno e vergogna, rozza e volgare, soprattutto quando proviene da persone dalle quali ti aspetteresti affetto, solidarietà, umanità, vicinanza. Addirittura, c’è chi prova un piacere sadico, cinico e maligno per le disgrazie altrui, una pulsione patologica, definita con il termine tedesco ‘schadenfreude’.

E’ la grammatica del male, un male fisico, ma anche un male morale.

Oggi, poi, viviamo in una postmodernità che, secondo autorevoli studiosi, odia la cultura. Un’epoca desacralizzata e sdivinizzata, senz’ anima, una società liquida e schiumosa priva di punti di riferimento e di una visione dell’uomo e del mondo, fatto che accresce il disagio, la sofferenza, la rabbia e la profonda solitudine di adolescenti e giovani pur essendo più connessi.

Le cause? “Fattori polieziologici: genetici, l’educazione dei genitori, l’ambiente socio-culturale, le esperienze e il caso”.

Non le sembra, professore, che la scuola abbia un ruolo centrale?  “La scuola, nell’evoluzione dell’Homo sapiens, ha un ruolo fondamentale poiché è un laboratorio nel quale nascono idee, speranze, sogni, progetti. E’ il tempio della crescita umana, intellettuale, sociale, morale e spirituale. Da anni tuttavia si avverte un forte disagio. Molte ricerche parlano di emergenza educativa che riguarda sia i sapéri sia i valori.

C’è il fenomeno del disagio degli adolescenti. I dati sono allarmanti. Le patologie psichiatriche tra i ragazzi e i giovani, come ansia, disturbi emotivi, stress, aggressività, violenza, ecc. sono in vertiginoso aumento. Emergono tentati suicidi, soprattutto nella popolazione femminile, l’anoressia, le dipendenze di vario tipo, come droga, alcol, videogiochi, social e il dilagare della pornografia che coinvolge ragazzini anche di 10-12 anni. La dipendenza da cellulare poi è ritenuta come quella da alcol e droga.

“In questa visione, la maturità- spiega il noto autore- è un rito di passaggio, dovete coltivare e inseguire i propri sogni con energia e costanza.  Il metodo? “Audere semper”, osare sempre, perché- come afferma Virgilio- “Audentes fortuna iuvat”, “Il destino favorisce chi osa”. E’ l’esortazione di Kant, che proponeva come base dell’Illuminismo il principio del ‘Sapere aude’: abbi il coraggio di servirti del tuo intelletto per rendere ricca di significato la tua esistenza.

Il pensiero finale è rivolto a Valentino, il suo carissimo figlio. “Valentino- conclude il professor Brunetti- ci ha lasciato, e qui parlo anche a nome di mia moglie Anita, una eredità di valori umani, culturali, morali e spirituali. Con un messaggio: guidavano il suo comportamento la correttézza, il rispetto non solo della persona umana, ma anche degli animali e della natura, l’empatia, la gentilézza, l’umorismo.

Il tratto distintivo della sua personalità? L’indipendenza e l’autonomia delle scelte, un percorso di sviluppo emotivo, intellettuale e morale. Soltanto, due esempi. Dopo la laurea, era riuscito ad entrare nella prestigiosa cattedra di diritto penale dell’Università La Sapienza di Roma. Aveva davanti una brillante carriera universitaria. Invece dopo due mesi, tornando dall’Università, mi dice: papà, insegnare nelle Università è un’attività affascinante, ma trovo ancora più affascinate esercitare come libero professionista l’attività di avvocato penalista. E quindi voglio aprire un mio studio.  E così avvenne. Nello stesso periodo ebbe un’altra grande opportunità, l’assunzione presso l’ufficio legislativo di un importante ente. Anche questa volta rifiutò l’offerta. Ecco chi era Valentino, un giovane, che aveva una bellezza e una purezza interiore, sorretto da una tensione etica e spirituale e da una dimensione trascendente dell’esistenza.  Un’esistenza brutalmente interrotta da un destino spietato e irrazionale. Ma Valentino vive in noi. Ed è l’immagine più dolce e meravigliosa mai lasciata”.

                                                                                                            Rosanna Serafini

 

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