Servono cure urgenti per guarire un fiume gravemente ammalato e afflitto da malanni derivanti anche dagli errori del passato . E’ quanto emerso lunedì sera a Celenza sul Trigno al termine del summit che si è tenuto nella sala consiliare del Comune. Presenti all’incontro oltre al sindaco di Celenza , Walter Di Laudo, il presidente del Consorzio di bonifica sud, Nicolino Torricella, rappresentanti delle associazioni e cittadini.
A scriverlo, stamane, sulla pagina di Vasto del quotidiano dell’Abruzzo Il Centro, è la collega Paola Calvano.
E’ toccato a Torricella spiegare che la Diga di Chiauci, ritenuta la causa del prosciugamento del Trigno, è in realtà un prezioso serbatoio che nel 2026, quando i lavori saranno conclusi, avrà finalmente messo fine ai problemi idrici del Vastese e della vallata.
” Gli operatori della zona hanno ragione a lamentarsi, ma la diga non c’entra nulla con le attuali condizioni del fiume”, ha ripetuto Nicolino Torricella . ” E’ evidente che servono rimedi urgenti ma questi devono arrivare dagli enti sovrapposti “.
Nel corso del summit si è parlato dei continui prelievi di inerti fatti nel fiume che hanno fatto abbassare notevolmente la falda acquifera Da qualche mese per almeno 5 chilometri il fiume si è trasformato in una fiumara. Sassi al posto dell’acqua.
Il fenomeno si era già verificato ad agosto 2022 nel tratto che va da San Giovanni Lipioni a Tufillo, rispettivamente 7 e quasi 14 chilometri a sud e a nord di Celenza sul Trigno. Colpa dei cambiamenti climatici, ma non solo. Una soluzione per aiutare il Trigno potrebbero essere i Contratti di fiume del quale i Comuni avevano già parlato già in passato e che consentirebbero di attingere fondi Pnrr . Una iniziativa che vede d’accordo tutti i comuni della vallata con San Salvo comune capofila. I contratti di fiume, possono rappresentare una rinascita per le zone interne avendo la capacità di coinvolgere soggetti diversi, ma portatori di interessi comuni in grado di progettare e programmare sviluppo.