Perde un pezzo il Cda del Civeta. Angiolino Chiacchia, che nel consiglio d’amministrazione rappresentava il comune di San Salvo, ha rassegnato le proprie dimissioni irrevocabili, motivando tale decisione con la mancanza di condivisione nella conduzione dell’attività amministrativa della società. Le dimissioni di Chiacchia, già assessore all’ambiente del comune di San Salvo, sono arrivate a distanza di qualche giorno dalla presa d’atto della graduatoria per l’assunzione del direttore generale che vede in testa l’ex consigliere regionale Manuele Marcovecchio. In quella occasione il rappresentante di San Salvo si era astenuto.
“Sono dimissioni condivisibili”, commenta la sindaca Emanuela De Nicolis, “è inutile continuare a stare in un consiglio d’amministrazione dove vengono prese decisioni che ci vedono nettamente contrari”.
Il Cda del Civeta rimane quindi con quattro componenti: il presidente Giuseppe Silvestri, espressione del comune di Cupello che ospita il Polo impiantistico, Paola Valentini (Vasto), Chiara Di Paolo (Casalbordino) e Domenico Giuliani (Scerni).
Il consiglio di amministrazione è stato nominato circa un anno fa, a distanza di alcuni mesi dalla costituzione della società di capitali (srl) nata dalle ceneri del Consorzio intercomunale che ha sede a Cupello. Sembrava che fosse l’unica soluzione per salvare l’ente e per ridargli slancio. Invece a distanza di appena due anni ci si accinge a tornare ad essere Consorzio per non perdere i fondi Pnrr pari a 35 milioni di euro. Ma è sulla figura del direttore generale, prevista dallo statuto della società, che si è scatenata la querelle politica che vede la maggior parte dei sindaci favorevoli (Francesco Menna (Vasto), Graziana Di Florio (Cupello), Filippo Marinucci (Casalbordino),Daniele Carlucci (Scerni) e Luigi Gizzarelli (Pollutri) e tre contrari: De Nicolis (San Salvo), Catia Di Fabio (Monteodorisio) e Mimmo Budano (Villalfonsina).
La diatriba verte sulla necessità di tale figura apicale che andrà a percepire 100mila euro l’anno per la durata di tre anni (eventualmente rinnovabili) e sul fatto che la persona individuata per ricoprire tale incarico, fra i dodici candidati che si sono sottoposti al colloquio “tecnico-motivazionale”, non è un tecnico, ma un politico. Circostanza che ha indotto il capogruppo di Officina Cupello, Dario Leone a parlare di “poltronificio”.
Anna Bontempo (Il Centro)