Thomas Schael l’insofferente. Al nome e cognome andrebbe aggiunto questo appellativo com’è stato per Scipione l’Africano, per Vittorio Emanuele il Re Galantuomo, per Gianni Agnelli e Berlusconi passati alla storia come l’Avvocato ed il Cavaliere.
Per lui, che non ha certo la grandezza di questi personaggi, quello di “insofferente” è probabilmente il soprannome giusto per via dei suoi limiti caratteriali che lo portano a snobbare chiunque cerchi di sottoporgli un problema o un suggerimento e per quella sicumera che lo spinge spesso ad atteggiamenti acidi od a fare affermazioni fuori le righe come quella rivolta di recente ad un medico che aveva rappresentato le difficoltà di approvvigionamento dei farmaci negli ospedali o quantomeno singolari secondo cui la gestione della sanità in Abruzzo sarebbe stata presa a modello dai tedeschi di Germania.
Non rendendosi conto che una dichiarazione del genere fa a pugni con la tremenda situazione finanziaria al limite del commissariamento, da cui è afflitta
La sua insofferenza di fronte all’evidenza l’abbiamo sperimentata anche a proposito del servizio di ristorazione dell’ospedale di Vasto su cui, nonostante le ripetute sollecitazioni, ha sempre fatto spallucce, persino davanti ad episodi scandalosi che ne hanno inconfutabilmente definito la gravità.
Anche in considerazione di questo suo atteggiamento voglio perciò tornare sull’argomento ma questa volta per segnalare che la gestione del servizio mensa affidata alla Dussmann presenta aspetti sotto il profilo organizzativo che mi sembrano in evidente contrasto con le clausole contenute del capitolato di gara.
Non mi soffermerò pertanto sul perdurante, notorio, stato di malcontento dell’utenza intorno alla qualità dei pasti ma su quella che io ritengo l’anomalia della preparazione dei pasti a Lanciano e del successivo trasporto a Vasto per la somministrazione ai degenti.
Una circostanza che emerge già dalla lettura del frontespizio del bando di gara sul quale figura la seguente dicitura: «Affidamento della gestione del servizio di ristorazione per i degenti degli Ospedali e Strutture in genere della ASL di Lanciano-Vasto-Chieti, ristrutturazione edile ed adeguamento normativo dei locali di cucina dei PPOO di Chieti, Vasto e Atessa e servizio di mensa aziendale presso i PPOO di Chieti e Lanciano».
Come si rinviene dal testo del bando e dagli allegati progettuali e planimetrici, l’intento perseguito dall’amministrazione appaltante consisteva infatti in questi due obiettivi:
1) nell’affidare ad un soggetto esterno la preparazione dei pasti nei locali cucina degli ospedali.
2) nell’obbligo del soggetto vincitore della gara di ristrutturare ed adeguare sotto il profilo tecnico normativo i medesimi locali.
In nessun caso viene menzionata la possibilità di effettuare il servizio mensa fuori dall’ospedale e men che meno di trasportarlo da una sede all’altra.
Sotto quest’ultimo aspetto, anzi, la norma del capitolato prevede che «la cottura ed il porzionamento devono avvenire in legame fresco-caldo presso le cucine interne di proprietà della ASL» specificando che l’unico trasporto consentito è quello «dei pasti in legame fresco-caldo dalla cucina ai reparti … e che la distribuzione deve avvenire mediante appositi carrelli termici [a temperatura costante non inferiore ai 65°C ] non oltre un’ora dal distacco degli stessi e comunque entro due ore dalla cottura».
Il dettato della clausola è così perentorio da essere richiamato significativamente in un successivo inciso ove viene sancito che l’unica eccezione alla preparazione dei pasti in sede riguarda le RSA e PTA di Casoli e Gissi e gli Hospice di Lanciano e Torrevecchia Teatina.
Mi piacerebbe in conclusione che il signor Schael desse risposta a questi rilievi, anche perché, le difformita segnalate potrebbero configurare fattispecie di irregolarità non soltanto amministrative. Così come riterrei egualmente auspicabile che desse qualche notizia di dove siano state dirottate o meglio in direzione di quale altro ospedale stornate le somme messe a disposizione per riattivare il servizio mensa nell’ospedale vastese.
Non aggiungo altro, se non ricordare con un pizzico di sarcasmo che il capitolato d’appalto più volte richiamato stabilisce che la ditta affidataria del servizio deve «offrire menù vari, appetibili e attenti ai sapori della tradizione locale».
Mediti su quanto mi son permesso di dirle, signor Schael, ed eviti, se può, di mostrarsi ancora insofferente.
Giuseppe Tagliente