“Esprimo la mia ferma condanna per le ripetute aggressioni che si registrano ai danni degli agenti della Polizia Penitenziaria della Casa Lavoro di Vasto. L’ultima risale a due giorni fa, e che si somma alle molteplici aggressioni che accadono, purtroppo, con troppa frequenza. Agli agenti colpiti va la mia solidarietà, la mia vicinanza e gli auguri di pronta guarigione.
Questi episodi però, come ho già più volte evidenziato, sono la dimostrazione e la testimonianza delle difficili condizioni in cui sono costretti a svolgere il loro lavoro. Episodi che mettono in difficoltà e in pericolo gli agenti stessi che da sempre si adoperano con sacrifici professionali e personali per supplire anche alle ridotte dotazioni di organico, oltre che a minare il buon funzionamento della struttura.
E’ noto infatti che gli agenti di Polizia Penitenziaria si trovano troppo spesso a fronteggiare una realtà fatta di sovraffollamento, di aggressioni senza strumenti e senza risorse sufficienti, con un sottodimensionamento dell’organico, in condizioni lavorative inadeguate e senza nessuna garanzia per la propria incolumità personale.
Raccolgo dunque l’appello dei delegati Fp CGIL Polizia Penitenziaria Vasto e Funzioni Centrali, Giovanni Notarangelo e Lucio Di Blasio che dicono “Basta” a tutto ciò. E’ necessario tutelare la vivibilità della struttura, la dignità e la sicurezza degli agenti di Polizia Penitenziaria.
Raccolto inoltre il loro invito ad un confronto costruttivo per analizzare i problemi e per mettere in campo soluzioni tese a risolvere le criticità, ma allo stesso tempo mi rivolgo agli esponenti locali in Regione e al Governo affinché si adoperino con il solo ed unico obiettivo di risolvere il problema.
Il Governo non può continuare a voltare la testa dall’altra parte. E’ necessario rafforzare l’organico della Polizia penitenziaria, promuovere soluzioni di dignità. E’ necessario affrontare il problema e iniziare a mettere in campo interventi urgenti e risolutivi per migliorare le condizioni carcerarie”.
Il sindaco, Francesco Menna.