Dalle gabbie alle doppiette. Si inizia a sparare nelle due riserve naturali di Punta Aderci e Marina di Vasto. Dopo un primo tentativo di ridurre la presenza dei cinghiali nelle due aree protette con le gabbie, il Comune ha deciso di passare all’abbattimento degli ungulati con i fucili.
“Inizieremo la prossima settimana”, spiega l’assessore all’ambiente Gabriele Barisano, “mancano ancora alcuni passaggi”.
Nei mesi scorsi erano stati catturati 28 ungulati a Punta Aderci – su 134 censiti – e neanche uno a Marina di Vasto dove ne erano stati conteggiati 14. All’interno delle due aree erano state posizionate delle gabbie con esche per attirare gli animali che, una volta catturati, venivano prelevati da una ditta specializzata per essere abbattuti e trasferiti nei centri di sosta o di raccolta e successivamente nei centri di lavorazione autorizzati.
Una modalità che il Comune sta attuando in conformità al piano triennale di monitoraggio e di controllo redatto dal biologo Fabio De Marinis, il professionista incaricato dall’amministrazione comunale, ma che ha scatenato numerose polemiche. A contestare l’utilizzo delle gabbie era stata, tra gli altri, l’Arcicaccia provinciale che attraverso il suo presidente Angelo Pessolano aveva criticato la modalità di cattura, sostenendo che le gabbie “non danno risultati, costano tanto e non assicurano il benessere animale”.
Il piano triennale di monitoraggio e controllo – un dossier di 84 pagine in cui viene analizzato il fenomeno in tutti i suoi aspetti ed elencati gli interventi per contenere la popolazione di ungulati – aveva censito inizialmente 276 cinghiali, di cui 235 nella riserva naturale di Punta Aderci e 41 a Marina di Vasto. Successive rilevazioni accertarono che il numero degli ungulati si era dimezzato, restituendo un quadro della situazione molto diverso da quello di partenza. Il nuovo censimento, fatto a distanza di un anno dal precedente, aveva infatti accertato, la presenza di 14 cinghiali nella riserva Marina di Vasto, a fronte dei 41 censiti nel 2023 e 134 esemplari nella riserva naturale di Punta Aderci, a fronte dei 235 cinghiali conteggiati inizialmente.
Un calo imputabile, secondo il professor Andrea Mazzatenta, alla presenza di lupi. Lo stesso docente universitario aveva anche messo in guardia sulla dannosità delle gabbie per gli animali e sulla non commestibilità della carne dovuta all’aumento di cortisolo a causa dello stress subito. L’obiettivo del piano triennale è quello di contenere il numero dei cinghiali nelle due riserve “fino ad arrivare ad una densità-soglia che sia ritenuta accettabile dalle componenti sociali e sostenibile da un punto di vista ambientale”.
Anna Bontempo (Il Centro)